Ritorna a casa contenta tutta la delegazione della Germania presente al sinodo (quattro vescovi, un giovane uditore e un esperto): nel bilancio presentato in conferenza stampa dopo la fine dei lavori in aula, nella serata di ieri, emerge continuamente negli interventi la parola “sinodalità”. “Ho capito meglio che cosa intende il Papa con ‘sinodalità’: “Non è un Parlamento, ma un camminare insieme, in un luogo protetto, in cui si può parlare in modo molto aperto e molto intenso” e “in documento prodotto rispecchia un cammino comunitario”. Questo nelle parole del vescovo di Passau Stefan Oster, responsabile della commissione episcopale per i giovani: “E spero di poter portare questo stile anche nella mia diocesi, nel lavoro della Commissione episcopale e della Conferenza episcopale”. Tra le sottolineature cita “il tema della vocazione come cuore della pastorale giovanile, per cui ogni giovane ha un suo cammino e io non mi comprendo come strumento di reclutamento, ma di accompagnatore di ogni persona in una fase della vita in cui si decide molto”. Anche il vescovo di Münster Felix Genn (Commissione episcopale per le vocazioni spirituali) parla innanzitutto dell’esperienza della sinodalità vissuta: “Ho fatto l’esperienza di che cosa significa essere insieme in cammino; il processo sinodale è un processo che non è assimilabile a un procedere democratico, ma si fanno passi insieme e quando ne faccio uno non so quello successivo in che direzione andrà, perché nasce dal mettere insieme le differenze”. Il presupposto di fondo di questo modo di camminare è l’“ascolto” e ora “devo trapiantare questa esperienza in Germania, in tutte le Commissioni e in tutti i Consigli in cui lavoro”, a tutti i livelli. Il gesuita Celemens Blatter si è invece definito “testimone di una rivoluzione dell’ascolto” avvenuta nelle settimane del sinodo che “affida ai vescovi e ai credenti” la responsabilità della conversione.