Sinodo 2018: documento finale, per migranti serve “azione a tutti i livelli”. “Garantire il diritto effettivo di rimanere nel proprio Paese”

foto SIR/Marco Calvarese

“Molti tra i migranti sono giovani. La diffusione universale della Chiesa le offre la grande opportunità di far dialogare le comunità da cui essi partono e quelle in cui essi arrivano, contribuendo a superare paure e diffidenze, e a rinforzare i legami che le migrazioni rischiano di spezzare”. Nella parte dedicata alle migrazioni, il Sinodo adotta ancora una volta i quattro verbi proposti da Papa Francesco -“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” – per sintetizzare “le linee di azione in favore dei migranti”. “Metterli in atto richiede l’azione della Chiesa a tutti i livelli e coinvolge tutti i membri delle comunità cristiane”, si precisa nel testo: dal canto loro, i migranti, “opportunamente accompagnati, potranno offrire risorse spirituali, pastorali e missionarie alle comunità che li accolgono”. “Di particolare importanza”, per i padri sinodali, “è l’impegno culturale e politico, da portare avanti anche attraverso apposite strutture, per lottare contro la diffusione della xenofobia, del razzismo e del rifiuto dei migranti”. “Le risorse della Chiesa cattolica sono un elemento vitale nella lotta al traffico di esseri umani, come risulta chiaro nell’opera di molte religiose”, altro tema di urgente attualità sottolineato dal documento: “Il ruolo del Santa Marta Group, che unisce i responsabili religiosi e delle forze dell’ordine, è cruciale e rappresenta una buona pratica a cui ispirarsi”. “Non vanno tralasciati l’impegno per garantire il diritto effettivo di rimanere nel proprio Paese per le persone che non vorrebbero migrare ma sono costrette a farlo e il sostegno alle comunità cristiane che le migrazioni minacciano di svuotare”, la proposta dei padri sinodali.

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