Politica: Borghesi (Univ. di Perugia), “il modello da inseguire è l’universalità che rispetta le differenze”

“La tecnologia da sempre condiziona l’uomo fin dalle sue origini. Oggi ci troviamo ad abitare in una stagione diversa in cui il computer è un ‘computer sapiens’ che genera una nuova tecnologia definita macroscopica, capace di farci comprendere l’infinitamente complesso”. A spiegare così la relazione complicata fra uomo tecnologia, politica e religione è stato padre Paolo Benanti, docente di teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana, durante la tavola rotonda nella sede della Civiltà Cattolica. “La psicologia evoluzionista – ha proseguito – spiega le nostre emozioni come algoritmi. Sono gli algoritmi, infatti, che descrivono ciò che era inesplicabile prima di ora. Oggi chiediamo al motore di ricerca, in esso confidiamo tutte le nostre speranze. Siamo pronti a cercare nuovi dei. Anche la politica, altro non è che un algoritmo volto a ricercare il consenso. Tuttavia è a questo orizzonte che siamo chiamati a guardare”. Della mancanza di memoria storica ha parlato Massimo Borghesi, docente di filosofia morale dell’Università di Perugia. “Se chiedete a un ragazzo di oggi chi fosse Alcide de Gaspari o Giulio Andreotti non saprà rispondere – ha detto -. La capacità di pensare la storia è venuta meno. La globalizzazione è stata influenzata da un pensiero tecnico che perpetua se stesso. È finito un modo di concepire la politica e la religione. Tutto ciò che è debole e che non sta al passo viene scartato. Ciò è un paradosso per un mondo opulento. Secondo Mauro Magatti, autore del libro che illustriamo oggi, l’uomo è caratterizzato da una eccedenza: non si accontenta di ciò che mangia, ‘Non di solo pane vive l’uomo’. L’uomo crede sempre in qualcosa e se non crede in Dio, crede negli idoli. Il modello tecnico che rifiuta i valori è il relativismo perché non conta che una persona abbia un valore assoluto, tutto ha una funzione. Nell’era della globalizzazione ogni potere tende a divenire potenza. Si chiede Magatti: come pensare diversamente la globalizzazione e l’Europa? Come tornare alla politica? Se oggi distruggessimo l’Europa, gli stati nazionali tornerebbero alla conflittualità. Il modello da inseguire – ha concluso – è l’universalità che rispetta le differenze”.

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