Papa Francesco: discorso di chiusura, “il Sinodo non è un Parlamento”, “il risultato non è un documento”

foto SIR/Marco Calvarese

“Il Sinodo non è un Parlamento”, e il suo risultato “non è un documento”. Lo ha detto il Papa, parlando a braccio a chiusura del Sinodo dei vescovi sui giovani. “Anche io voglio dire grazie a tutti”, ha esordito sulla scorta di chi ha parlato prima di lui. Francesco, nel dettaglio, ha ringraziato “il card. Baldisseri, mons. Fabene, i presidenti delegati, i relatori, i sottosegretari, che ho detto che avevano lasciato la pelle nel Documento preparatorio, e adesso credo che ci lasciano a noi le ossa!”, ha scherzato il Papa. “Grazie agli esperti”, ha proseguito: “Abbiamo visto come si passa da un testo martire a una Commissione martire, quella per la redazione del documento finale, con tanto sforzo e tanta penitenza”. “Grazie a tutti voi, uditori, e specialmente ai giovani che ci hanno portato la loro musica – è la parola diplomatica per dire chiasso – qui in aula”, l’omaggio alla componente più giovane del Sinodo. Poi “due cosine che porto nel cuore”, ha rivelato il Papa. La prima, ha spiegato sempre a braccio, è “ribadire una volta in più che il Sinodo non è un Parlamento: è uno spazio protetto perché lo Spirito Santo possa attuare. Per questo le informazioni che si danno sono generali. E non le cose più particolari – i nomi, il modo di dire le cose con le quali lo Spirito Santo lavora in noi. E questo è stato uno spazio protetto, è stato lo Spirito a lavorare qui”. “Il risultato del Sinodo non è un documento, siamo pieni di documenti”, ha proseguito Francesco ricordando ciò che aveva già detto all’apertura dell’assise: “Non so se fuori farà qualcosa, ma so che deve lavorare in noi. Noi abbiamo fatto un documento, noi l’abbiamo approvato, adesso lo Spirito Santo ci dà a noi questo documento perché lavori nel nostro cuore. Siamo noi i destinatari del documento. Perché questo documento lavori in noi, bisogna fare preghiera, studiarlo, ma è per noi principalmente. Aiuterà tanti altri, ma i primi destinatari siamo noi. È lo Spirito che ha fatto tutto questo, e ora torna a noi. Non dimenticarlo”.

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