Legge di bilancio: il Regno, “gonfiare la crescita attesa è un ritorno all’antico”

“La legge di bilancio 2019 e lo scenario economico aggiornato in cui è stata incastonata rappresentano una cesura rispetto alla condotta tenuta dai governi delle passate due legislature. E allo stesso tempo un ritorno all’antico”. Lo scrive Luca Paolazzi nell’ultimo numero de “il Regno”, che dedica un approfondimento alla manovra. L’autore dell’articolo segnala “la novità”, cioè “lo stop al percorso di riduzione del deficit, che anzi viene fatto aumentare dall’1,8% del Pil nel 2018 al 2,4% nel 2019 e solo successivamente diminuisce nuovamente, per tornare all’1,8% nel 2021”. L’obiettivo indicato è quello di “sostenere la crescita, che nei documenti del governo viene cifrata in un aumento dell’1,5% del Pil il prossimo anno, mentre a legislazione vigente non sarebbe stata più dello 0,6- 0,7%”. Una considerazione che “ci si deve porre due domande”. “È credibile l’obiettivo di crescita? E con quali strumenti si cerca di raggiungerlo?”. Le risposte, secondo Paolazzi, “non sono positive”. L’economista segnala inoltre che “la spinta da manovra è di appena 0,4 punti percentuali di Pil”. “Com’è possibile che 0,4 diventi 0,8-0,9 di maggior crescita? Infatti, la risposta è che non è possibile”. Ancora una sottolineatura: “Dal lato dell’impulso al Pil sono previste altre 3 voci: l’inizio dell’introduzione della flat tax per 1,5 miliardi, più risorse per investimenti pubblici per 3 miliardi e, infine, il rifinanziamento di spese indifferibili per circa 2,5 miliardi”. “L’impatto di queste ultime – sottolinea Paolazzi – è nullo perché sono spese che già esistevano quest’anno e debbono essere finanziate, quindi nulla aggiungono”. In conclusione, il giudizio dell’economista. “Gonfiare la crescita attesa è uno dei due aspetti di ritorno all’antico della manovra. L’altro è quello di pensare che una maggiore crescita si possa ottenere con più debito pubblico”.

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