Sinodo 2018: mons. Martin (Irlanda), “non era un Sinodo su questioni dottrinali”. Abusi “ferita nel fianco” della Chiesa

foto SIR/Marco Calvarese

“Questo Sinodo non era un Sinodo su questioni dottrinali”. Mons. Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e presidente della Conferenza episcopale irlandese, ha risposto così ad una domanda su quali novità porterà il Sinodo dei vescovi sui giovani su temi come il sacerdozio, il ruolo della donna, la sessualità. “Era un Sinodo sui giovani e sul discernimento”, ha precisato il presule durante il briefing di oggi in Sala Stampa vaticana: “Durante il Sinodo abbiamo analizzato le pressioni a cui sono sottoposti i giovani nel mondo, e in particolare le situazioni traumatiche che li affliggono, come la povertà, il traffico di organi, le migrazioni, i giovani che si perdono in Occidente, i problemi mentali, la depressione. I giovani cercano un punto di riferimento stabile, non cose che cambiano continuamente”. Di qui la necessità che la Chiesa “presenti un messaggio controcorrente al mondo, senza rincorrere le mode. I giovani di oggi si sentono soffocare, e la Chiesa può dare loro un motivo per vivere”. Interpellato sull’impatto degli abusi al Sinodo, Martin ha fatto notare che “all’inizio del Sinodo abbiamo sentito di dover parlare di questo tema prima di ogni altro: sia nelle prime Congregazioni generali, sia nei Circoli Minori abbiamo dedicato a questo tema un tempo significativo. I padri volevano affrontare questa ferita nel fianco della Chiesa, che disturba i giovani e provoca angoscia in loro e nelle loro madri. È stato chiesto che la questione venisse affrontata nel documento finale. Poi il tema degli abusi è riemerso durante i lavori del Sinodo, ma non è stato più al centro della nostra attenzione”. “È un problema che abbiamo e che continueremo ad avere”, la previsione del vescovo, secondo il quale “non potremo mai lasciarcelo alle spalle, perché le persone traumatizzate se lo portano dentro per tutta la vita”.

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