Papa Francesco: mons. Viganò (Dpc), riesce a comunicare con tutti attraverso linguaggi e gesti semplici

Papa Francesco è un uomo normale, capace di comunicare con tutti. Con il linguaggio e con i gesti della quotidianità. È quanto ha ricordato mons. Dario Edoardo Viganò, assessore del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, questa mattina nell’aula magna dell’università di Bergamo, dove è stato protagonista di un incontro-intervista con Alberto Ceresoli, direttore del quotidiano L’Eco di Bergamo, dal titolo “Il linguaggio del Papa. Una comunicazione globale”. “Il linguaggio (inteso come formato e scelte dei media) di Papa Francesco – ha detto mons. Viganò – è dettato dalle scelte quotidiane, potremmo dire normali per ciascun uomo: è il terreno sul quale il Santo Padre gioca la sua normalità. Lui stesso torna più volte su questo: pensiamo alla borsa che tante congetture ha scatenato o alla sua uscita per comprare gli occhiali. Sa quello che vuole e lo vuole con decisione”. Questo particolare “viaggio nella comunicazione di Papa Francesco” – come hanno ricordato il rettore Remo Morzenti Pellegrini e la preside del corso di Scienze della comunicazione Francesca Pasquali – si è inserito nel programma delle celebrazioni per il 50.mo di fondazione dell’ateneo. Ceresoli ha esordito con una domanda sul linguaggio di Papa Francesco. “La sua oratoria è irrituale e si fonda sul linguaggio quotidiano – ha risposto Viganò -. Parlando ai giovani, ha detto in più occasioni di fare rumore e di andare controcorrente usando anche un termine spagnolo che corrisponde all’italiano ‘fate casino’. Lo spessore semantico della parola è stato calato in una situazione nuova in cui viene enunciata, effettuando una rimediazione, cioè la capacità di adeguare le mediazioni precedenti con quelle nuove, usando anche quel termine, generalmente negativo, e risemantizzandolo in prospettiva positiva”. Ceresoli ha quindi ricordato alcuni termini nuovi coniati dal Papa, come “misericordiare”. “È il suo stile – ha detto Viganò -, che sintetizza la sua opera in tre verbi: dire, fare, far fare. Giocando ad esempio su due isotopie, quella corporale e quella spirituale, ha fatto sì che la parola misericordia venga assunta come categoria positiva sia per il mondo cattolico che per quello laico”. Poi ha confermato che Papa Francesco, pur molto mediatico, non guarda la televisione. “Ogni mattina recita questa preghiera: ‘Signore, donami l’umorismo’ – ha proseguito Viganò -. È un umorismo consapevole pur nella consapevolezza dei problemi della vita”. Ha quindi ricordato la sua naturalezza in quelli che sono i piccoli gesti quotidiani, come il guardare l’orologio. “Questo gesto semplice ha molto colpito, diventando di grande notiziabilità. Ma dove sta la notiziabilità? – ha chiesto Viganò – Nel fatto che una persona importante come il Papa dovrebbe avere un’agenda gestita da molte persone mentre lui mostra un’immagine di sé che ha tanti impegni e vuole onorarli tutti”. Nell’incontro-intervista tra mons. Viganò e Ceresoli, non è mancato l’accostamento con i modi di comunicare nel passato degli altri pontefici, come san Giovanni XXIII, la cui recente peregrinatio delle spoglie in bergamasca è stata raccontata con il docuweb #GiovanniXXIII. Il progetto, 21 video clip pubblicate sul sito informativo della Santa Sede Vatican News, è nato per far conoscere Papa Roncalli nel mondo digitale ed è stato ideato dal Dicastero per la Comunicazione del Vaticano e prodotto da Vatican Media in collaborazione con Officina della Comunicazione, Fondazione Giovanni XXIII e L’Eco di Bergamo.

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