Medio Oriente: card. Sandri, “speriamo che in Iraq e Siria torni a regnare una pace stabile”

“I segni di una progressiva stabilizzazione dell’Iraq e l’auspicio che il conflitto siriano volga davvero verso la sua conclusione – nonostante il persistere di antichi e nuovi interessi di spartizione persino per la ricostruzione – ci fanno sperare che la madrepatria dei Cristiani Orientali, possa continuare ad essere tale anche per il futuro”. Lo ha detto quest’oggi il card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese orientali durante la prolusione con cui si è aperto il nuovo anno accademico al Pontificio Istituto orientale di Roma.
Sandri ha ricordato, nel suo intervento, mons. Oscar Arnulfo Romero e Papa Paolo VI, canonizzati lo scorso 14 ottobre da Papa Francesco. Guardando alla figura di Papa Montini, il prefetto ha rammentato “l’attento e meticoloso servizio quotidiano nella Curia Romana”, che gli permise “di cogliere i passaggi dello spirito del tempo, di entrare in dialogo con il pensiero contemporaneo (pensiamo all’attenzione del Pontefice per il mondo delle arti) e di saper uscire da se stessi e dai propri schemi compiendo gesti autenticamente profetici, nella conversione e nell’aprire cammini futuri”. “Penso alla visita in Terra Santa e all’incontro con il Patriarca Atenagora (1964) – ha detto il card. Sandri –, al mettersi in ginocchio in Cappella Sistina per baciare i piedi del Metropolita di Calcedonia Melitone, inviato del Patriarca Ecumenico (1975), al dono del proprio anello all’arcivescovo di Canterbury Ramsay (1966)”. Mons. Romero, è stato citato come esempio di vita sacerdotale “conformata totalmente a Cristo, fino ad identificarsi con l’Agnello immolato”. “Qui non posso non pensare al sacerdote caldeo padre Ragheed Ghanny – ha ricordato il cardinale –, ai sacerdoti e i fedeli della cattedrale siro-cattolica di Baghdad, al padre gesuita Frans Van der Lugt ad Homs, ai nostri fratelli copti sgozzati sulle rive del Mar Mediterraneo, e già canonizzati da Sua Santità Papa Tawadros”.
Poi il pensiero è andato al 22 ottobre di quarant’anni fa, quando veniva eletto Papa Giovanni Paolo II. “Certamente soprattutto grazie ai suoi sforzi si è messo in moto quel cambiamento che ha portato non soltanto al crollo di un muro, ma soprattutto all’uscita dalle catacombe di tutte le Chiese nell’Europa Orientale”, ha detto il card. Sandri, che ha fatto memoria anche della visita che Giovanni Paolo II fece all’Istituto 25 anni fa e delle parole che in quell’occasione disse, parole che “riecheggiano in modo diverso nel contesto odierno. Oggi sono altre le realtà di Chiesa che soffrono il mistero delle catacombe, della persecuzione o quantomeno della clandestinità: penso in particolare ai diversi milioni di nostri fratelli e sorelle – molti dei quali orientali cattolici – che vivono e lavorano nella Penisola arabica, e praticano la loro fede per lo più in modo nascosto e nelle proprie case, ma senza smarrire la gioia di credere”.

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