Mafia e corruzione: mons. Pennisi (Monreale), “formare una nuova coscienza e creare una reale cultura che contrasti questi fenomeni”

“Negli ultimi decenni in seguito anche al grave e ripetuto manifestarsi dell’esclusiva natura criminale e dell’estrema pericolosità sociale delle organizzazioni mafiose e, conseguentemente, al crescere di una diffusa coscienza collettiva di rifiuto di forme di tolleranza e di una pur tacita e passiva connivenza col fenomeno, è maturata nella Chiesa una chiara, esplicita e ferma convinzione dell’incompatibilità dell’appartenenza mafiosa con la professione di fede cristiana”. Lo ha detto mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, al seminario che si è tenuto oggi all’Istituto Gonzaga di Palermo sul tema “Convertitevi! Un peculiare discorso ecclesiale sulle mafie”. Il presule ha ricordato, nel suo intervento, le parole di Giovanni Paolo II e di Papa Francesco, oltre che i documenti dei vescovi, sia italiani sia siciliani (l’ultimo è del 9 maggio scorso), sul fenomeno mafioso. “La Chiesa, in forza della sua stessa missione, rivolge ai mafiosi l’appello alla conversione, che deve essere non solo dichiarata a parole, ma anche dimostrata con i fatti. Tuttavia essa deve vigilare affinché l’esercizio del ministero di annuncio della misericordia di Dio non sia strumentalizzato dal mafioso, ad esempio durante la sua latitanza, e non si configuri, di fatto, come copertura o favoreggiamento di quanti hanno violato e talvolta continuano a violare la legge di Dio e quella degli uomini”, ha precisato mons. Pennisi. Alla comunità cristiana, ha aggiunto, “si richiedono dei gesti originali che portino ad una prevenzione dei reati collegati col fenomeno mafioso, a un impegno per la diffusione di una cultura della legalità e all’educazione a non fare del denaro visto come fine e non come mezzo e della ricerca smodata del potere gli idoli cui sacrificare tutto”. Dunque, “la lotta alla mafia e la moralizzazione della vita pubblica passano attraverso un rinnovato impegno educativo che porti ad un cambiamento della mentalità. Per contrastare questi fenomeni criminali è necessaria una mobilitazione delle coscienze che, insieme con un’efficace azione istituzionale e ad un ordinato sviluppo economico, può frenare e ridurre il fenomeno criminoso”.
Di qui l’urgenza di “formare una nuova coscienza di fronte alla corruzione e alla mafia. Una nuova mentalità sarà in grado di creare una reale cultura che contrasti questi fenomeni. La Chiesa deve ravvisare il campo specifico del suo intervento propositivo nel campo dell’educazione e della testimonianza. Essa è chiamata a promuovere l’autentica bellezza come sintesi di verità e di bontà, veicolo di giustizia e di pace. L’educazione alla legalità va coniugata con l’educazione alla socialità e a una cittadinanza responsabile, nell’ambito di un’educazione globale alla pace”.

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