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Parlamento Ue: Consiglio europeo, dittature, Brexit e bilancio italiano infiammano l’emiciclo di Strasburgo

(Strasburgo) Il dibattito sui risultati del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre, in corso all’Europarlamento, ha messo in luce i modesti esiti del summit. Lo hanno rilevato, a loro modo, il presidente stesso del Consiglio europeo, Donald Tusk, il vicepresidente vicario della Commissione, Frans Timmermans, e gli interventi di numerosi eurodeputati. Tusk ha rilevato che sulle migrazioni ha prevalso il tema del controllo delle frontiere, e che sul Qfp (Quadro finanziario pluriennale) “siamo lontani da un accordo”, e le posizioni dei governi sono distanti tra loro. Timmermans ha esortato il Consiglio ad agire, “a produrre risultati” attesi dai cittadini “anche in vista delle elezioni del maggio 2019”. Sulla Brexit, ha detto, “non ci sono progressi sufficienti”, ma “noi non sacrificheremo i nostri principi” per le resistenze o gli interessi britannici. E rimane aperta, irrisolta, la questione della frontiera irlandese. Ulteriori decisioni e azioni sono necessarie, per Timmermans, circa il partenariato con l’Africa (investimenti per sviluppo) e il rafforzamento dell’Unione economica e monetaria e la creazione dell’Unione bancaria, anche per prevenire crisi future. Sulle migrazioni, il vicepresidente ha ricordato che ci sono “tre aspetti urgenti su cui intervenire: le frontiere e le coste da controllare, i rimpatri e la revisione dell’accordo di Dublino” che regola l’accoglienza dei rifugiati.
Sul summit il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, ha ricordato che i punti da lui sollevati, e sui quali il Parlamento “sarà fermo” nelle sue posizioni, sono principalmente tre: la riforma di Dublino, il Qfp (passare dall’1,1 al’1,3% del Pil, “anche mediante risorse proprie”), e la Brexit (diritti dei cittadini, questione finanziaria, Irlanda). Durante il dibattito che è seguito, si sono imposti tre temi: anzitutto uno scontro verbale sul significato storico delle dittature nazista e comunista, che ha infiammato gli animi; quindi la “deriva finanziaria” dell’Italia e i problemi che essa pone alla stabilità dell’euro; la soluzione urgente da trovare per la Brexit.

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