Violenza su donne al lavoro: Ocmin (Cisl), “cambiare cultura”. Servono “alleanze, educazione, accompagnamento delle vittime”

“La violenza domestica si fa particolarmente dura quando la donna non ha la capacità di uscire di casa”. Per questo è importante “creare strumenti di inserimento lavorativo e a questo fine le alleanza sono fondamentali”. A sostenerlo è Liliana Ocmin, responsabile Coordinamento nazionale donne della Cisl, intervenuta alla tavola rotonda “Violenza sulle donne nell’ambiente del lavoro” in corso alla Pontificia Università Lateranense nell’ambito del convegno sul ruolo della donna nella società. Ocmin parla di violenza domestica e sul lavoro e critica l’ultima riforma del Codice penale: “Anziché facilitare le cose alle donne, si è pensato di ‘monetizzare’ dando la possibilità al maschio di poter pagare, un pessimo esempio sociale e culturale”. Così come i tempi di prescrizione di sei mesi sono troppo brevi: “Le donne prima di denunciare hanno bisogno di elaborare, spesso si sentono in colpa”. Uno dei traguardi raggiunti, prosegue, è stato l’accordo quadro sulla violenza su uomini e donne nell’ambiente del lavoro. “A gennaio 2016 – aggiunge -, come Cisl abbiamo lanciato una campagna, da allora abbiamo raggiunto un’ottantina di accordi con Confindustria e altre associazioni minori che hanno accolto l’accordo quadro e avviato azioni di educazione e accompagnamento”. Ocmin richiama quindi  due sentenze – tra cui quella recente del Tribunale di Palermo – “influenzate non solo dalla denuncia ma dalle testimonianze che hanno sdrammatizzato e ridimensionato le molestie subite dalla vittima”, e sottolinea l’importanza di non limitarsi ad “aprire sportelli sul territorio, bisogna garantire un presidio multidisciplinare di accompagnamento”. “Stiamo lavorando alla campagna mondiale – annuncia -. A giugno 2019 tenteremo di focalizzare quanto sia importante una norma internazionale. La realtà italiana è drammatica ma molti paesi conoscono situazioni molto più gravi”. E conclude: “Da un paio d’anni stiamo portando avanti la campagna ‘Questo è il mio corpo’ per dire che la prostituzione non è un lavoro. Anche questo è indispensabile se vogliamo cambiare la cultura”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy