“La migrazione non è un concetto: riguarda persone in carne ed ossa, vittime di un conflitto che non hanno nemmeno causato”. A ribadirlo è stato il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso del briefing di oggi sul Sinodo dei vescovi sui giovani, svoltosi presso la Sala Stampa della Santa Sede. “Bisogna sviluppare una cultura dell’incontro tra persone, in particolare con i rifugiati e i profughi”, ha proseguito Tagle a proposito di “Share the journey”, l’iniziativa promossa da Caritas internationalis a fianco di migranti e rifugiati per contrastare “la retorica dell’odio e della paura”. “Quando i giovani si spostano dal loro Paese a causa di un conflitto, c’è già paura in loro”, ha fatto notare l’arcivescovo di Manila a proposito della necessità di “andare verso la speranza e la solidarietà”. “Se veniamo da un Paese che contribuisce alle migrazioni forzate, potremo dare voce a chi non a voce”, la proposta del presule. E del tema delle migrazioni ha parlato anche mons. Bienvenu Manamika Bafouakouahou, vescovo di Dolisie, nella Repubblica Democratica del Congo, sottolineando che tra le cause delle migrazioni “c’è la voglia di cercare un futuro migliore, ma anche altre cause che non vengono menzionate spesso, come il sovvertimento del sistema delle industrie estrattive, per cui i giovani vengono cacciati via, espulsi dalla loro terra con la complicità delle multinazionali”. C’è poi “l’economia legata all’ecologia, come denuncia il Papa nella Laudato si’: se muore la terra, muore anche l’uomo”. A pronunciarsi sul dopo-Sinodo, e sui frutti che potrà portare la prima assise dedicata dalla Chiesa interamente ai giovani, è stato il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, in Myanmar: “La Chiesa darà più attenzione ai giovani, da questo momento in poi. Non sono inutili nella Chiesa, ma vengono utilizzati di meno”.