“La nostra identità non è la carta d’identità, ha delle radici: sentendo gli anziani noi troviamo le nostre radici”. Lo ha assicurato il Papa, che nell’incontro a braccio con gli anziani e i giovani ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua “curiosità” nei confronti degli anziani: come la vicina di casa che all’età di 16-17 anni accompagnava all’opera, le due nonne da cui ascoltava racconti di guerra, così come la signora siciliana che aiutava sua madre a fare le pulizie in casa. “Come l’albero, ci sono tagli, altrimenti l’albero non crescerà, non darà i suoi frutti”, ha proseguito Francesco citando ancora una volta la frase del poeta argentino Francisco Luis Bernárdez: “Quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che ha dissotterrato”. “Ma non è andare dalle radici per stare sotterrati”, il percorso suggerito ai giovani: “È fare come il tartufo, che nasce in cima alla radice, prende tutto e poi fa qualche gioiello. Prendere il succo delle radici, le storie: questo ti dà l’appartenenza a un popolo, che è quello che ti dà l’identità”. Oggi ci sono “tanti giovani liquidi, in quella liquidità culturale che è alla moda, e non sai se sono liquidi o gassosi”. “Non è colpa loro, è colpa dello staccarsi dalle loro radici”, ha commentato Francesco raccontando “quello che fanno i giovani quando vanno a trovare gli anziani in una casa di risposo”: all’inizio dicono “è noioso, con i vecchi”, ma poi quando cominciano a suonare per loro la chitarra “non vogliono uscire”. “Quando Maria e Gesù portano il bambino al tempio sono due anziani a riceverli”, ha fatto notare il Papa citando le figure bibliche di Simeone e Anna: “Quel saggio che ha sognato tutta la vita di vedere il Salvatore, e inventa una liturgia di lode a Dio. E quell’anziana, con la stessa speranza, che fa la chiacchierona, e va dappertutto a trasmettere quello che ha scoperto nell’incontro con Gesù”.