Gli italiani si scoprono meno “euroscettici” di quanto lo fossero negli ultimi anni ma chiedono alle istituzioni europee un cambiamento radicale. È quanto emerge dall’ultima rilevazione eseguita da Swg su un campione di 1.000 maggiorenni italiani, i cui esiti sono pubblicati nello speciale “Europa” di “PoliticApp” diffuso oggi. Alla domanda su chi è favorevole ad abbandonare l’Unione europea risponde positivamente il 22% degli intervistati; erano il 30% nel gennaio 2017, percentuale rilevata anche a giugno e settembre 2012, gennaio 2013 e gennaio 2017. Il picco (32%) si era avuto nel novembre 2012, ad un anno esatto dall’inizio del Governo Monti. Anche per quanto riguarda l’euro, diminuiscono gli italiani favorevoli all’uscita dalla moneta unica. Ora sono poco più di un quinto (21%) a fronte del 33% registrato nel gennaio 2017 o del 36% nel giugno 2012.
Gli italiani, però, accusano l’Unione europea di essere sorda alle istanze dei suoi cittadini. Il 76% degli intervistati, infatti, ritiene che l’Europa oggi sia poco (49%) o per niente (27%) attenta ai bisogni dei cittadini, mentre solo il 15% dà un giudizio positivo (per l’1% è molto attenta, per il 14% abbastanza). I fronti, di fatto, si ripropongono rispetto alla necessità di un cambiamento nel modo di gestire l’Unione europea. Il 37% ritiene che ce ne sia molto bisogno, il 40% abbastanza, il 10% poco mentre solo per il 2% non è per niente necessario. Tra i principali “sogni traditi” dall’Europa vengono indicati la piena occupazione (69%), il futuro per i giovani, l’inclusione sociale e la crescita economica equilibrata, tutte e tre con il 63%. Si tratta sostanzialmente degli stessi temi ritenuti priorità su cui dovrebbe concentrarsi l’Europa: lavoro (53%), economia equa (52%), giovani (41%), a cui si aggiungono con percentuali minori, sviluppo sostenibile (30%) e sicurezza (29%).