America Centrale: una carovana di tremila migranti in marcia dall’Honduras verso gli Stati Uniti. La Chiesa cerca di garantire accoglienza e corridoio umanitario

Un vero e proprio esodo di persone disperate: oltre tremila cittadini dell’Honduras hanno deciso, tutti assieme, di lasciare il proprio Paese e di tentare di raggiungere gli Stati Uniti con una camminata di migliaia di chilometri, attraverso il Guatemala e il Messico. Fuggono, affermano, dalla povertà, dalla violenza quotidiana, dalla corruzione e mala politica. Sono soprattutto poveri campesinos, spesso con mogli, figli, persone in sedia a rotelle. Un fenomeno imprevedibile e collettivo, che si è messo in moto nello scorso fine settimana, da San Pedro Sula, la seconda città del Paese, che si trova a 180 chilometri nord della capitale Tegucigalpa. Tra lunedì e ieri la carovana è arrivata alla frontiera con il Guatemala. Nonostante il Governo abbia provato a opporsi al loro passaggio, la gran parte di loro si trova già in territorio guatemalteco, soprattutto nella città di Esquipulas, accolti da una vasta rete di organismi e associazioni, in particolare nella locale casa del migrante e in altri luoghi pubblici. La Chiesa, attraverso la varie realtà che si occupano di migrazioni, si è sforzata non soltanto di accogliere i migranti honduregni, ma anche di garantire loro un corridoio umanitario. Stamattina (nel pomeriggio italiano) la Conferenza episcopale del Guatemala terrà una conferenza stampa.
Nel frattempo, dagli Stati Uniti arrivano le dichiarazioni preoccupate di Donald Trump, che ha già chiesto alle autorità dell’Honduras di fermare la marcia.

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