“È una situazione inedita perché finora il Papa non era attaccabile”. Commenta così il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, gli attacchi a Papa Francesco che si stanno susseguendo in questo periodo. Per anni il cardinale ha lavorato in Vaticano, come stretto collaboratore dei Pontefici. Oggi, in un’intervista rilasciata al Sir a margine dell’Incontro “Ponti di pace” a Bologna (che verrà pubblicata integralmente domani), ricorda: “Si poteva ovviamente non essere d’accordo. Ma il Papa è il simbolo dell’unità e ha un’autorità non soltanto nella Chiesa; è un’autorità morale nel mondo. Distruggere questa autorità come fanno, è del tutto irresponsabile. E per un vescovo, un cardinale, è impossibile farlo. Penso personalmente che quando non si è d’accordo, certe volte si può anche tacere. Dobbiamo fermare questa distruzione. La maggioranza dei cristiani che è in favore del Papa, non deve stare zitta in questa situazione e deve dire: siamo con il Papa, per il Papa. Ma questo manca. La maggioranza è zitta mentre gli altri parlano ad alta voce e hanno una rete fra di loro. Ma non hanno futuro perché sono una minoranza, solo una minoranza, che parla ad alta voce”. Il cardinale si sofferma a parlare anche di quanto sta emergendo nella Chiesa in merito a fatti e scandali. “La Chiesa – dice – è indebolita da questi scandali. Gli abusi sono una vergogna. Ma dimostrano che la Chiesa è sempre una Chiesa di peccatori. Se non lo fosse, io come peccatore non potrei mai appartenere a questa Chiesa. Ci vuole la preghiera. Pregare per il Papa, per l’unità della Chiesa, per le nostre società. La preghiera è una forza che abbiamo, è la forza più grande che Dio ci ha dato, insieme alla testimonianza”.