Telecamere a scuola: Fism, “introduzione non risolverebbero preoccupazioni dei genitori. Sarebbe sconfitta per l’intero sistema”

“L’installazione di sistemi di videosorveglianza nei contesti educativi sancirebbe inevitabilmente una pesante sconfitta per l’intero sistema scolastico italiano. Un sistema sostanzialmente ‘sano’, che come tale va considerato, trattato, rispettato”. Ne è convinta la Fism (Federazione italiana scuole materne) che in una nota ribadisce la sua posizione alla vigilia dell’audizione nelle commissioni della Camera dei deputati in cui è in discussione il provvedimento “Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso” in asili nido, scuole dell’infanzia, strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali. “Pur avendo ben presente e comprendendo le preoccupazioni che spesso i genitori nutrono nei confronti dei figli che frequentano i servizi educativo-scolastici”, la Fism “ritiene che la richiesta di introdurre negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia sistemi di videosorveglianza allo scopo di prevenire comportamenti di violenza e maltrattamenti sui bambini, da un lato non risolverebbe tali preoccupazioni, dall’altro darebbe origine ad altre questioni di non poco conto”. In particolare si fa riferimento al fatto che “la telecamera disincentiva, quando non sostituisce, il dialogo, l’ascolto, il confronto, la relazione indispensabili tra scuola e famiglia”. Inoltre, il progetto educativo consente un “sistematico processo di confronto, condivisione, collaborazione con le famiglie” che “si sviluppa necessariamente dentro un rapporto di reciproca stima e fiducia”. Secondo la Fism, “i genitori devono essere aiutati a imparare a ‘vedere’, leggere, capire, direttamente nei/dai loro figli la presenza di eventuali problemi e non a guardare la loro esperienza di vita scolastica attraverso una telecamera”. E poi “la presenza di una telecamera nelle scuole denuncia la mancanza di fiducia in tantissimi insegnanti bravi, capaci di svolgere con competenza, professionalità, passione il loro lavoro”.
“Una cosa – conclude la Fism – è utilizzare strumenti di questo tipo a fronte delle poche, specifiche situazioni obiettivamente ‘patologiche’, in cui sussistono fondati sospetti di reato; altra cosa è generalizzarne l’utilizzo nella normalità, sostituendoli, di fatto, alla relazione, alla reciproca fiducia tra scuola e famiglia e, in ultima istanza, alla responsabilità di tutti”.

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