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Sinodo Giovani: mons. Bacaouni (Haifa), “restare fedeli a Gesù, ecco la sfida dei giovani di Terra Santa”

“Il Sinodo indetto dal Papa per i giovani potrà aiutarci a capire meglio come avvicinarli e ascoltarli. Bisogna andare da loro questa è la prima cosa. Non è più tempo di aspettarli in chiesa o nei nostri uffici”. Ripete un concetto espresso più volte già in passato, mons. George Wadih Bacaouni, arcivescovo melkita di Haifa e pro-presidente dell’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, per commentare la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Mons. Bacaouni, che sarà al Sinodo come padre sinodale, parla del contributo delle Chiese di Terra Santa all’assise dei vescovi cercando di tratteggiare un quadro dei “nostri giovani” in Israele e Palestina, paesi segnati da un conflitto ultradecennale che non vede una fine e che si protrae con tutto il suo carico di violenza, morte e instabilità politica, sociale ed economica. A farne le spese, dice, “sono soprattutto le nuove generazioni. Sono tanti i giovani che vogliono emigrare alla ricerca di un futuro migliore in Paesi più tranquilli e stabili. E moltissimi sono cristiani. Come Chiesa cerchiamo in ogni modo di aiutarli a restare. Ma non basta avere vicino i propri leader spirituali, occorrono anche politiche adeguate”. E qui entra i gioco il tema dell’essere minoranza che mons. Bacaouni intende portare all’attenzione dei padri sinodali. “Cresciamo, e con noi i nostri giovani, nella consapevolezza di essere una minoranza. Non abbiamo rappresentanti politici, non godiamo degli stessi diritti degli altri, siamo privi di influenza e non abbiamo molta voce nella nostra società”. Tra le altre sfide che attendono i giovani cristiani di Terra Santa, mons. Bacaouni ricorda “innanzitutto la difficoltà di poter condividere con altri loro coetanei, in particolare tra gli studenti universitari, lo stesso stile di vita. Per questo motivo – spiega l’arcivescovo di Haifa – non riescono a esprimersi facilmente sul piano religioso”. Ancora più difficile, poi, “è avere un lavoro così da formare una famiglia e trovare il proprio partner cristiano con cui condividere la propria vita e avere dei figli da educare alla fede”. Ma la sfida più grande è quella di “come restare fedeli a Gesù”, sottolinea mons. Bacaouni che spera che il Sinodo possa essere “un tempo profetico” nel quale “cercare di vedere come rimettere Cristo, e il bene dei giovani, al centro della missione della Chiesa. Il Medio Oriente è probabilmente la regione con la più alta percentuale di popolazione giovanile al mondo. La mia speranza è che con il Sinodo la Chiesa cambi il suo atteggiamento verso i giovani”.

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