Papa Francesco: al Corpo diplomatico, “uscire da diffusa retorica” sui migranti. “Accogliere, promuovere, proteggere e integrare”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Uscire da una diffusa retorica sull’argomento e partire dalla considerazione essenziale che davanti a noi ci sono innanzitutto persone”. È la ricetta del Papa per le migrazioni, tema sempre presente nei suoi cinque discorsi al Corpo diplomatico. “Oggi si parla molto di migranti e migrazioni, talvolta solo per suscitare paure ancestrali”, la disamina di Francesco nel discorso di quest’anno: “Non bisogna dimenticare che le migrazioni sono sempre esistite. Nella tradizione giudeo-cristiana, la storia della salvezza è essenzialmente storia di migrazioni. Né bisogna dimenticare che la libertà di movimento, come quella di lasciare il proprio Paese e di farvi ritorno appartiene ai diritti fondamentali dell’uomo”. “Pur riconoscendo che non sempre tutti sono animati dalle migliori intenzioni, non si può dimenticare che la maggior parte dei migranti preferirebbe stare nella propria terra – l’analisi del Papa – mentre si trova costretta a lasciarla a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale”. “Accogliere l’altro – ha fatto notare Francesco – richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate”. “Praticando la virtù della prudenza, i governanti sapranno accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, permettere quell’inserimento”, l’auspicio: “Essi hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità, delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riuscì a completare la torre che aveva cominciato a edificare”.

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