Papa Francesco: al Corpo diplomatico, “sostenere ogni tentativo di dialogo nella penisola coreana”

(Foto: Vatican Media)

“È di primaria importanza che si possa sostenere ogni tentativo di dialogo nella penisola coreana, al fine di trovare nuove strade per superare le attuali contrapposizioni, accrescere la fiducia reciproca e assicurare un futuro di pace al popolo coreano e al mondo intero”. Il primo appello alla pace il Papa lo ha rivolto allo scacchiere della Corea del Nord. Subito dopo, rivolgendosi al Corpo diplomatico, Francesco ha citato la Siria: “È importante che possano proseguire, in un clima propositivo di accresciuta fiducia tra le parti, le varie iniziative di pace in corso, perché si possa finalmente mettere fine al lungo conflitto che ha coinvolto il Paese e causato immani sofferenze”. “Il comune auspicio è che, dopo tanta distruzione, sia giunto il tempo di ricostruire”, le parole del Papa, secondo il quale “più ancora che costruire edifici, è necessario ricostruire i cuori, ritessere la tela della fiducia reciproca, premessa imprescindibile per il fiorire di qualunque società. Occorre dunque adoperarsi per favorire le condizioni giuridiche, politiche e di sicurezza, per una ripresa della vita sociale, dove ciascun cittadino, indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa, possa partecipare allo sviluppo del Paese”. In questa prospettiva, ha fatto notare Francesco, “è vitale che siano tutelate le minoranze religiose, tra le quali vi sono i cristiani, che da secoli contribuiscono attivamente alla storia della Siria”. Altrettanto importante è far sì “che possano far ritorno in patria i numerosi profughi che hanno trovato accoglienza e rifugio nelle Nazioni limitrofe, specialmente in Giordania, in Libano e in Turchia”. “L’impegno e lo sforzo compiuto da questi Paesi in tale difficile circostanza merita l’apprezzamento e il sostegno di tutta la comunità internazionale – l’invito di Francesco – la quale nel contempo è chiamata ad adoperarsi a creare le condizioni per il rimpatrio dei rifugiati provenienti dalla Siria. È un impegno che essa deve concretamente assumersi a cominciare dal Libano, affinché quell’amato Paese continui ad essere un ‘messaggio’ di rispetto e convivenza e un modello da imitare per tutta la Regione e per il mondo intero”. “La volontà di dialogo è necessaria anche nell’amato Iraq – ha proseguito il Papa – perché le varie componenti etniche e religiose possano ritrovare la strada della riconciliazione e della pacifica convivenza e collaborazione, come pure nello Yemen e in altre parti della regione, nonché in Afghanistan”.

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