Papa Francesco: al Corpo diplomatico, “non c’è pace né sviluppo senza lavoro”. Far cessare lavoro minorile

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Non vi è pace né sviluppo se l’uomo è privato della possibilità di contribuire personalmente tramite la propria opera all’edificazione del bene comune”. Con queste parole il Papa, nella parte finale del discorso al Corpo diplomatico, si è soffermato sull’importanza del diritto al lavoro. “Rincresce constatare come il lavoro sia in molte parti del mondo un bene scarsamente disponibile”, il grido d’allarme: “Poche sono talvolta le opportunità, specialmente per i giovani, di trovare lavoro. Spesso è facile perderlo non solo a causa delle conseguenze dell’alternarsi dei cicli economici, ma anche per il progressivo ricorso a tecnologie e macchinari sempre più perfetti e precisi in grado di sostituire l’uomo. E se da un lato si constata un’iniqua distribuzione delle opportunità di lavoro, dall’altro si rileva la tendenza a pretendere da chi lavora ritmi sempre più pressanti”. “Le esigenze del profitto, dettate della globalizzazione – la denuncia di Francesco – hanno portato ad una progressiva riduzione dei tempi e dei giorni di riposo, con il risultato che si è persa una dimensione fondamentale della vita – quella del riposo – che serve a rigenerare la persona non solo fisicamente, ma anche spiritualmente”. Per il Papa, inoltre, “sono motivo di particolare preoccupazione i dati pubblicati recentemente dall’Organizzazione Mondiale del Lavoro circa l’incremento del numero dei bambini impiegati in attività lavorative e delle vittime delle nuove forme di schiavitù. La piaga del lavoro minorile continua a compromettere seriamente lo sviluppo psico-fisico dei fanciulli, privandoli delle gioie dell’infanzia, mietendo vittime innocenti”. “Non si può pensare di progettare un futuro migliore, né auspicare di costruire società più inclusive, se si continuano a mantenere modelli economici orientati al mero profitto e allo sfruttamento dei più deboli, come i bambini”, il monito di Francesco: “Eliminare le cause strutturali di tale piaga dovrebbe essere una priorità di governi e organizzazioni internazionali, chiamati ad intensificare gli sforzi per adottare strategie integrate e politiche coordinate finalizzate a far cessare il lavoro minorile in tutte le sue forme”. Un posto eminente tra i diritti, infine, spetta alla “libertà di pensiero, di coscienza e di religione, che include la libertà di cambiare religione”. Spesso, invece, il diritto alla libertà di religione è “disatteso”, e la religione diviene “l’occasione per giustificare ideologicamente nuove forme di estremismo o un pretesto per l’emarginazione sociale, se non addirittura per forme di persecuzione dei credenti”.

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