Papa Francesco: al Corpo diplomatico, no a “logica aberrante della guerra”, sì a disarmo e negoziato

(Foto: Vatican Media)

“Difendere il diritto alla vita implica pure adoperarsi attivamente per la pace, universalmente riconosciuta come uno dei valori più alti da ricercare e difendere”. Ne è convinto il Papa, che nell’analizzare lo scenario internazionale ha parlato di “gravi conflitti locali” che “continuano ad infiammare varie regioni della terra”. “Gli sforzi collettivi della comunità internazionale, l’azione umanitaria delle organizzazioni internazionali e le incessanti implorazioni di pace che si innalzano dalle terre insanguinate dai combattimenti sembrano essere sempre meno efficaci di fronte alla logica aberrante della guerra”, la denuncia contenuta nel discorso al Corpo diplomatico: “Tale scenario non può far diminuire il nostro desiderio e il nostro impegno per la pace, consapevoli che senza di essa lo sviluppo integrale dell’uomo diventa irraggiungibile”. “Il disarmo integrale e lo sviluppo integrale sono strettamente correlati fra loro”, ha ribadito Francesco: d’altra parte, “la ricerca della pace come precondizione per lo sviluppo implica combattere l’ingiustizia e sradicare, in modo non violento, le cause della discordia che portano alle guerre”. “La proliferazione di armi aggrava chiaramente le situazioni di conflitto e comporta enormi costi umani e materiali che minano lo sviluppo e la ricerca di una pace duratura”, il monito del Papa, che ha definito “storico” il risultato raggiunto lo scorso anno con l’adozione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, al termine della Conferenza delle Nazioni Unite “finalizzata a negoziare uno strumento giuridicamente vincolante per proibire le armi nucleari”. “La promozione della cultura della pace per uno sviluppo integrale richiede sforzi perseveranti verso il disarmo e la riduzione del ricorso alla forza armata nella gestione degli affari internazionali”, la direzione di marcia indicata da Francesco, che ha esortato ad evitare “polarizzazioni su una questione così delicata” e ha fatto notare che “ogni sforzo in tale direzione, per quanto modesto, rappresenta un risultato importante per l’umanità”. No alle armi, sì al “negoziato”, la posizione della Santa Sede, che ha firmato e ratificato, anche a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, il Trattato sulla proibizioni delle armi nucleari, nella prospettiva formulata da San Giovanni XXIII nella Pacem in terris. “Non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico”, la frase citata del suo predecessore, di cui Francesco, nello scenario attuale della “terza guerra mondiale a pezzi”, ha rilanciato un altro appello: “Riesce quasi impossibile pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia. È lecito tuttavia sperare che gli uomini, incontrandosi e negoziando, abbiano a scoprire meglio i vincoli che li legano, provenienti dalla loro comune umanità e abbiano pure a scoprire che una fra le più profonde esigenze della loro comune umanità è che tra essi e tra i rispettivi popoli regni non il timore, ma l’amore”.

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