Vocazioni: don Gianola (Cei), “approfondire la capacità di ascoltare per allargare i nostri orizzonti”

“L’esperienza dell’ascolto è una delle più importanti della vita. Abbiamo sperimentato la bellezza dei momenti in cui siamo stati ascoltati da qualcuno e delle fatiche nelle relazioni in cui l’ascolto si interrompe”. Lo ha detto al Sir don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei, a conclusione del convegno nazionale vocazionale, che si è svolto in questi giorni a Roma. “Attraverso diversi linguaggi come l’arte, l’astronomia o l’esplorazione – ha affermato – abbiamo voluto approfondire la capacità di ascoltare per allargare i nostri orizzonti. Questo diviene importante per capire la propria vocazione, la strada nella vita. Il Signore ci parla attraverso la scrittura, la storia e tutto quello che accade con cui soprattutto i giovani possono intuire qual è la cosa più importante della vita, cosa il Signore ha messo nel nostro cuore”. Il direttore dell’Ufficio Cei ha, inoltre, spiegato il significato del titolo del convegno: “‘Dammi un cuore che ascolta’ è la preghiera di Salomone per avere la sapienza che è la possibilità di intuire l’opera di Dio nella storia. Nei tre giorni, abbiamo per esempio scelto di parlare del cosmo perché siamo abituati a pensare solo a noi mentre l’universo è vastissimo. Abbiamo scelto poi di parlare della natura tramite un’esplorazione senza strumenti basata solo sull’ascolto”. In vista del Sinodo dedicato a “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, don Gianola ha aggiunto: “Il Papa ha sottolineato che per discernere è importante ascoltare, far emergere le cose, così come esplorare. Dalla fede parte l’incontro con il Signore e la vocazione stessa che è tutta la storia che abbiamo vissuto e che possiamo vivere. Il Papa ci spinge a capire chi siamo ma soprattutto per chi siamo perché tutte le vocazioni sono una al servizio dell’altra”. “Non è possibile infatti – ha concluso – considerare la vocazione come singola, come un’isola, bensì come inserita nel corpo della Chiesa in relazione con le altre”.

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