L’Osservatore Romano: card. Bassetti sul settimanale, per i ragazzi del ’99 e del 1999 stessa “sete di infinito” da saziare alla “sorgente della fede”

“Questi giovani di due diverse epoche storiche hanno alcuni importanti elementi in comune. Hanno la stessa voglia di futuro, come evidenziava il presidente della Repubblica italiana, e hanno quell’identica sete d’infinito che caratterizza le giovani generazioni di ogni epoca”. Nel numero de “Il Settimanale” de L’Osservatore Romano in edicola oggi, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, si sofferma sui “ragazzi del 99”: i giovani nati nel 1999, che tra poco andranno a votare per la prima volta, e “i ragazzi del ’99” che “più di cent’anni fa partirono per la guerra — molti senza tornare”. Nel suo discorso di fine anno il capo dello Stato Sergio Mattarella ha tracciato un parallelo tra questi ragazzi divisi da un secolo e il presidente  della Cei confessa di avere avuto, ascoltandolo, “un sussulto” e di essere andato con il pensiero a “un grande sacerdote italiano che, con la sua preziosa eredità, tiene assieme questo complesso secolo di storia”. Don Giulio Facibeni, di cui il 2 giugno ricorreranno i sessant’anni della morte: un “gigante della carità” che come cappellano militare “vide gli strazi, il sangue e la morte” di tanti giovani. Altri ne incontrò nei primi anni Venti: “Ne conobbe gli odi, il rancore e le divisioni ideologiche”. Infine, per “i bambini e i ragazzi abbandonati dal sanguinoso conflitto che non solo aveva portato alla morte milioni di combattenti ma aveva distrutto anche milioni di famiglie senza più padri” realizzò nel 1924, nella Pieve di Rifredi, a Firenze, “la sua missione più importante, viva tuttora: l’Opera Madonnina del Grappa”. Un rifugio per gli orfani ma soprattutto “un’autentica scuola di vita”. Ispirandosi al fondatore, afferma Bassetti, l’Opera “s’incarna nelle realtà attuali di sofferenza dei minori” portando ai poveri e i giovani “un po’ di consolazione e di speranza”. Per il porporato, “sono apparentemente molto diversi i giovani di oggi — che hanno quasi tutto per possibilità, ma vivono in un deserto di valori — e quelli di ieri, chiamati a bagnare con il proprio sangue la loro maggiore età”, ma hanno in comune “una sete d’infinito che viene spesso corrotta da falsi idoli — ieri la nazione sacralizzata, oggi un benessere nichilista — che può essere saziata solo da una fonte antica: la sorgente della fede”.

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