Spagna: presidenza della Catalogna. Dall’esilio messaggio di Puigdemont, “non c’è altro candidato possibile”

Alla fine di una giornata molto convulsa a Barcellona, a seguito dell’annuncio del presidente del parlamento Roger Torrent di “aggiornare” la seduta del Parlamento che avrebbe dovuto investire Carles Puigdemont a presidente della Catalogna, il leader di Junts per Catalunya si è reso presente ieri sera con un video attraverso i social. Circa sette minuti di discorso, a mezzo busto su sfondo monocolore blu, per dire che “se rimaniamo insieme, saldi, degni, democratici e pacifici, andremo avanti fino alla pienezza della nostra libertà. Perché ne abbiamo il diritto e perché l’abbiamo vinta”. Nel discorso il leader ha detto che “non c’è altro candidato possibile”, oltre se stesso, e ha espresso “rispetto” per la decisione di Torrent che però ieri ha creato una spaccatura nel fronte indipendentista. Puigdemont ha invitato all’unità: “Quello che ci ha portato fin qui è l’unità, non perdiamola”. Ma ha anche detto: “Crediamo che la democrazia non possa essere rimandata o sospesa” e che “non accettiamo che le presidenze debbano essere accettate da Madrid: fare ciò equivarrebbe a ipotecare i risultati elettorali della Catalogna da ora in poi, e farlo sarebbe arrendersi alle manovre dello Stato e tradire la volontà degli elettori”. Secondo fonti stampa, nella notte ci sono stati alcuni scontri – che hanno causato tre feriti – tra i manifestanti rimasti di fronte al Parco della Cittadella, dove si trova la sede del parlamento catalano, e i Mossos.
“La Spagna ha urgente bisogno di ritornare a offrire ai catalani un progetto politico inclusivo e stimolante, capace di andare ben oltre la risoluzione delle semplici aspirazioni materiali dei propri concittadini, generatore di nuove e rinnovate speranze personali e collettive. L’alternativa è di essere tutti rapiti in dinamiche e atteggiamenti stravaganti e tempestose, improprie nel 2018”, scrive stamane La Vanguardia. Per le prossime tappe si attende una nuova convocazione del parlamento di Barcellona, con il presidente Torrent che ribadisce: “Non presenterò un altro candidato all’investitura, non accetteremo ingerenze”; Puigdemont “ha tutta la legittimità e tutto il diritto di essere candidato all’investitura”. Di parere contrario il premier spagnolo Mariano Rajoy: a sui avviso Carles Puigdemont, che rimane in autoesilio a Bruxelles, “non può essere presidente di nulla”. Rajoy sottolinea: “Un signore in fuga dalla giustizia, che ha voluto liquidare unilateralmente la sovranità nazionale e l’unità nazionale è evidente che non può essere presidente” della regione. Rajoy auspica che il parlamento locale presenti un altro candidato alla presidenza della Catalogna.

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