This content is available in English

Comece: patrimonio cristiano d’Europa. Navracsics (Commissario Ue), “in una società frammentata nostre radici e patrimonio comune meritano più attenzione”

(dall’inviata a Bruxelles) “Le nostre società soffrono di frammentazione e la volontà di vivere insieme non è più data per scontata, sia nelle nostre città o all’interno dell’Ue. Questo è il motivo per cui le nostre radici, il nostro senso di appartenenza, il nostro patrimonio comune e la nostra diversità meritano più attenzione e una discussione più onesta”. Lo ha detto Tibor Navracsics, commissario Ue per l’educazione e la cultura, che questo pomeriggio è intervenuto alla Conferenza promossa a Bruxelles dalla Comece sul patrimonio cristiano in Europa nell’ambito dell’anno europeo del patrimonio culturale designato dall’Unione europea per il 2018. “Dietro le belle facciate, dietro i nostri migliori musei e le nostre chiese più belle, c’è una storia che ci dice chi siamo, se solo decidiamo di leggerla. Ci sono preziosi suggerimenti sul nostro passato e sul nostro futuro, ci sono le nostre radici, se solo scegliamo di vederle”, ha detto il commissario. “Un patrimonio di cultura e tradizioni che costituiscono la nostra identità attuale”. E “un’eredità che dobbiamo conoscere, coltivare e trasmettere, non semplicemente per contemplare come se vivessimo in un museo. Il nostro patrimonio europeo è e merita molto di più”. Eppure “intorno a noi – è questa l’amara constatazione del commissario Navracsics – vediamo frammentazione sociale, ignoranza, inconsapevolezza della nostra storia e un’evidente incapacità di usare la nostra eredità per favorire l’integrazione e aiutarci a riscoprire il valore dei nostri valori europei”.
“Se oggi, ad esempio, alcuni dei nostri giovani si sono radicalizzati in pochi mesi e si rivoltano contro le loro stesse comunità per commettere le peggiori atrocità, questo non avviene in una certa misura perché non siamo riusciti a promuovere i nostri valori comuni e a creare un senso di appartenenza per loro? Se le nostre politiche d’integrazione non funzionano, non avviene perché abbiamo dimenticato di usare le nostre identità ricche e diverse per riunirci? Se così tanti cittadini si chiedono che cosa significhi essere europei, non è perché invece di definire e spiegare, abbiamo dato per scontato che loro lo sappiano?”. “L’Anno europeo del patrimonio culturale – ha quindi concluso il commissario Ue – sarà un successo solo se useremo i nostri tesori culturali per rispondere a queste spinose domande. Solo se useremo questa opportunità come un invito a condividere e ad amare un passato comune e a costruire un’Europa migliore per il futuro”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy