Cinema: morto don Majer. Mons. Milani (Feds), “una grande testimonianza sacerdotale”

“Don Majer ha reso una grande testimonianza sacerdotale. A lui il cinema interessava come fatto culturale a servizio della pastorale e della comunità cristiana e ha perseguito per tutta la vita questo obiettivo con tenacia, concretezza, intraprendenza, competenza e una rara franchezza”. Così mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo (Feds), ricorda la figura di don Emilio Majer, che si è spento ieri all’età di 95 anni. Presidente dell’Acec dal 1981 al 1999 e direttore del Sas (Servizio assistenza sale) di Bergamo dal 1965 al 2008, don Majer ha dedicato una vita alla pastorale e alla comunicazione. Il “prete del cinema”, come era chiamato, aveva scoperto la propria vocazione già all’oratorio di Romano, all’età di sette anni, folgorato da Bergman. Da lì in poi la passione per la settima arte non l’aveva più abbandonato: “Concepisco la mia vita di prete come comunicatore del Vangelo. Ma non posso subito parlare di Cristo e pensare di essere capito. Prendo la vita umana, faccio pre-evangelizzazione. (…) Le parabole erano cinema, perché la gente le ‘vedeva’, sapeva cosa facevano pescatori, pastori e contadini”.
Negli anni don Emilio Majer è stato promotore dei cineforum che si sono via via diffusi nelle sale della comunità lombarde: conduceva anche quattro incontri alla settimana, a discutere di cinema di qualità in parrocchie sperdute nella nebbia o in sale di città assediate dai cinepanettoni anche a ferragosto. Con la ostinata convinzione che il cinema possa intercettare tutti gli uomini, captare il segno dei tempi, aprire al dialogo don Emilio Majer amava ripetere che “se in chiesa parla solo il sacerdote nelle sale dei nostri oratori parla anche la gente. C’è dialogo, e questa è un’occasione preziosa per preevangelizzare. Molto spesso ho visto partecipare ai cineforum, anche attivamente, persone che non avevano mai messo piede in chiesa”.

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