Lebbra: card. Turkson (Santa Sede), “sensibilizzare le coscienze contro lo stigma e le forme di discriminazione”

“Preoccupa che, nonostante l’enorme progresso compiuto dall’umanità negli ultimi tempi, non si riesca ancora a debellare definitivamente una malattia ‘antica’ come la lebbra che continua a contagiare migliaia di persone in tutto il mondo”. Lo scrive il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, nel suo messaggio in occasione della 65esima Giornata mondiale di lotta alla lebbra, che si è celebrata ieri, domenica 28 gennaio. Il testo è rivolto ai presidenti delle Conferenze episcopali, ai vescovi incaricati per la Pastorale della Salute, ai religiosi e religiose, agli operatori socio-sanitari e pastorali, ai volontari e a tutte le persone di buona volontà. Citando i dati pubblicati dall’Organizzazione mondiale della Sanità nel 2017 sulla situazione della lebbra nel mondo, il cardinale sottolinea “l’alta concentrazione della malattia in 14 Paesi che da soli rappresentano il 95% dei nuovi casi”, tra cui l’India con 135.485 casi, il Brasile con 25.218 casi e l’Indonesia con 16.826. Per contrastare “con efficacia e incisività la malattia di Hansen”, secondo il card. Turkson, sono fondamentali la riduzione dello stigma e la promozione dell’integrazione e dell’inclusione sociale. “Lo stigma sociale rimane oggi il problema principale per le persone affette dal morbo di Hansen ed è quindi importante, riprendendo le parole di Papa Francesco, ‘lottare contro questo morbo, ma anche contro le discriminazioni che esso genera’”. Una lotta da condurre con “più carità e amore che si traducono in fatti concreti di accoglienza, protezione, inclusione, integrazione”. Quindi, l’invito del card. Turkson rivolto a tutti gli “agenti pastorali”, gli operatori socio­sanitari e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a “sensibilizzare e mobilitare le coscienze a favore delle persone colpite dalla malattia contro lo stigma e contro tutte le forme di discriminazione nei loro confronti”. “Per avere un mondo libero dalla lebbra e dall’emarginazione – conclude -, bisogna unire gli sforzi di tutte le Chiese, comunità religiose, organizzazioni internazionali, governi, grandi fondazioni, ong e associazioni di persone colpite dal morbo che finora hanno contribuito alla lotta contro questa malattia. Allo stesso tempo è necessario potenziare progetti congiunti di cooperazione. Se affrontata con il giusto approccio, la lebbra potrà essere finalmente eradicata”.

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