Riforma: mons. Semeraro (C9), “interpellati dal Papa su tutte le questioni degne di attenzione”

“Una Curia estroversa non vuol dire affatto una Curia meno ‘romana’”: al contrario, è “attuazione dell’autentica vocazione alla romanità”. A precisarlo è mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del C9, che in un ampio e approfondito articolo in uscita nei prossimi giorni sulla rivista “Il Regno” (anticipato al Sir) ripercorre i punti fondamentali della riforma voluta da Papa Francesco, che nel suo discorso in occasione del Natale 2016 ha richiamato ben dodici criteri-guida della riforma: “Individualità; pastoralità; missionarietà; razionalità; funzionalità; modernità; sobrietà; sussidiarietà; sinodalità; cattolicità; professionalità; gradualità” e ha elencato “alcuni dei passi compiuti dall’aprile 2013 all’ottobre 2016”. Il lavoro del Consiglio di cardinali, intanto – ricorda il segretario – è proceduto secondo le sessioni programmate raggiungendo il numero di 22, per un totale di 129 riunioni. “Sono state pure già fissate le date delle riunioni per l’intero 2018”, annuncia Semeraro, ricordando che, il C9, come ribadito dal chirografo istitutivo del 28 settembre 2013, è stato voluto dal Papa “con il compito di aiutarmi nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana”. “Nelle sue riunioni il Consiglio non tratta unicamente di questioni relative alla Curia – commenta Semeraro – essendo interpellato dal Papa (sia come Consiglio, sia nei suoi membri, singolarmente) sulle questioni che, di volta in volta, egli reputa degne di attenzione. Cosa che effettivamente Francesco fa”.

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