Riforma: mons. Semeraro (C9), dicastero per la comunicazione “un modello”

Tradizione, comunione e innovazione. Sono i tre criteri della riforma del Papa citati da mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del C9, in un articolo pubblicato dalla rivista “Il Regno”, in uscita nei prossimi giorni (anticipato al Sir). Come esempio di “innovazione”, Semeraro cita il dicastero per la comunicazione, istituito da Francesco con il motu proprio del 27 giugno 2015 e “sviluppatosi attorno a due fuochi: la necessità di ripensare l’uso delle risorse economiche nei nuovi contesti, per un verso, ma poi, soprattutto, l’effettivo cambio dello scenario del sistema mediale che porta oggi a parlare di epoca postmediale”. Come ha spiegato lo stesso Papa, l’istituzione del nuovo dicastero è stato un “test” per la riforma della Curia Romana, che non è “imbiancare” un po’ ma “dare un’altra forma alle cose”. La Segreteria vaticana per la comunicazione, in altre parole, “è una realtà nuova che sta muovendo ormai passi irreversibili”: “In questo caso – spiega Semeraro – non si tratta di un coordinamento o di una fusione di precedenti Dicasteri, ma di costruire una vera e propria istituzione ex novo”. “Semplificazione”, invece è il criterio seguito per l’accorpamento di alcuni dicasteri, in particolare i Pontifici consigli. “Prematuro”, invece, per Semeraro è “individuare i tempi per la pubblicazione della nuova Costituzione apostolica riguardante la Curia romana”.

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