Egitto: Tawadros, “sangue, sudore e lacrime per il Paese”

(dall’inviato al Cairo) “A fine marzo si svolgeranno le elezioni presidenziali, ma fino ad oggi abbiamo solo una candidatura, quella del presidente uscente, Abdel Fatah al-Sisi. Vedremo cosa accadrà”. Lo ha detto ieri sera il patriarca copto-ortodosso Tawadros II a una delegazione di Aiuto alla Chiesa che soffre, in questi giorni in Egitto per una visita di solidarietà. La delegazione è guidata dal direttore Alessandro Monteduro ed è composta, tra gli altri da alcuni giornalisti e dal vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina e dal suo vicario generale, don Massimo Fabbri. Tratteggiando una quadro della situazione politica, economica e sociale dell’Egitto, il patriarca ha affermato che il presidente al Sisi, nei quattro anni della sua presidenza, ha lavorato su due versanti: la lotta al terrorismo e il rilancio dell’economia e dello sviluppo. Ringraziamo Dio per i passi significativi compiuti in queste due direzioni”, resi possibili, dopo “il caos e gli attacchi del 2013 che avevano destabilizzato il Paese e distrutto oltre 100 chiese anche da un nuovo Parlamento e da una nuova Costituzione”. “Oggi – ha spiegato Tawadros II – l’Egitto paga diversi problemi provocati da difficoltà culturali, sociali, economiche. Non di meno pesano gli attentati terroristici che hanno avuto una vasta eco anche all’estero. Il motivo di questi attacchi – ha sottolineato il patriarca – è dividere la nostra comunità nazionale. Siamo molto attenti a questo e in ogni situazione intendiamo mantenere la nostra unità come popolo. Noi perseguiamo la pace della nostra società. Siamo strumenti di pace come ci ha chiesto Cristo”. Altra urgenza ravvisata dal patriarca è quella dell’istruzione. “Abbiamo una popolazione numerosa, oltre 100 milioni di abitanti, e un livello di istruzione piuttosto basso. Qualsiasi aiuto in questo campo è ben accetto. Abbiamo un ufficio che si occupa di tutti i progetti nel campo della formazione e dell’istruzione e che comprende anche quelli di tipo sanitario come ambulatori e ospedali”. “I popoli – ha concluso – vivono con tre liquidi: il sangue dei martiri, il sudore dei lavoratori e le lacrime di chi prega. Siamo la Chiesa più numerosa del Medio Oriente, circa 13 milioni di fedeli, e non cessiamo di dare testimonianza di Cristo davanti a tutto il mondo. Noi intendiamo offrire tutto questo al nostro Paese per il quale speriamo un futuro radioso”. Da Tawadros è giunto anche un appello ai cristiani nel mondo perché vengano in pellegrinaggio sui passi della Sacra Famiglia: “Venire in pellegrinaggio in Egitto è come pellegrinare in Terra Santa. L’Egitto è una terra benedetta: noi viviamo del Nilo, che rende fertile la nostra terra. I frutti che produce hanno sfamato anche la Sacra Famiglia oltre duemila anni fa”.

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