Vita Pastorale: don Angelelli (Cei) sulle Dat, “in contrasto con la legislazione italiana che tutela il diritto all’obiezione di coscienza”

La legge sulle “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, approvata nel mese di dicembre dal Parlamento, “non prevede l’obiezione di coscienza del medico e della struttura sanitaria, perché rende obbligatorio porre in atto le Disposizioni espresse dal paziente. Quindi, se un paziente chiede di porre fine alla propria vita in una struttura sanitaria cattolica, noi dovremmo assisterlo nella sua volontà di suicidio”. Questo “è in aperto contrasto con il Vangelo e il Magistero” ma “è anche in contrasto con la legislazione italiana, che tutela il diritto all’obiezione di coscienza”. È quanto rileva don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale della salute della Cei, sul numero di febbraio del mensile “Vita pastorale”, anticipato al Sir. Per don Angelelli, “in Italia, oggi, ci troviamo a vivere uno scenario preoccupante a seguito dell’approvazione della legge sulle cosiddette Dat, presentata come una grande conquista di libertà”. “La libertà deve essere orientata alla costruzione del bene della persona e del bene comune”, prosegue il direttore, rilevando che “non troviamo questi tratti nella legge approvata”. “Non sarà un’eutanasia attiva, nel senso che qualcuno farà qualcosa per terminare la vita di una persona, ma può essere definita una ‘eutanasia giuridicamente tollerata’”, prosegue don Angelelli , sottolineando che “la valutazione della legge non può essere positiva”. “Come cattolici non possiamo riconoscerci in questa legge”, ribadisce il direttore, notando che “sarebbe stato opportuno riflettere con serenità su alcune correzioni e miglioramenti possibili”. “Una legge sul fine vita poteva essere utile, ma non questa”.  Don Angelelli pone poi l’attenzione sul rischio “dell’aziendalismo” che corrono anche gli ospedali cattolici, confermando che “il nostro obiettivo è la cura integrale della persona, non il profitto economico”.

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