Migrazioni: Guterres (Onu), “pregiudizi, politiche nazionaliste, xenofobia contribuiscono ad accrescere la rabbia”. “Si parla poco di diritti e dignità della persona”

(da New York) Si è aperto, stamane, alla Nazioni Unite il quarto Simposio sul ruolo delle organizzazioni religiose negli affari internazionali. Tema di quest’anno sono le migrazioni e le sfide dell’inclusione e della giustizia. Le chiese e i rappresentanti delle varie religioni sono state invitati ad offrire il loro contributo in termini di progetti e testimonianze al Global Compact on Migration, il documento elaborato dall’Onu per un accrescere la cooperazione internazionale nella gestione della crisi umanitaria mondiale relativa a migranti e rifugiati.
Nei saluti iniziali che il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha voluto inviare attraverso Amina J. Mohammed, uno dei vicesegretari, è stata sottolineata la responsabilità di media e governi nel raccontare le migrazioni come un problema, mentre ben poco viene “sottolineato il contributo che hanno dato e danno al futuro di un Paese e la loro comune appartenenza alla famiglia umana. I pregiudizi, le politiche nazionaliste, la xenofobia contribuiscono ad accrescere la rabbia soprattutto nei Paesi sviluppati che ospitano gran parte dei rifugiati, ben poco si parla di diritti umani e di dignità della persona”. Il segretario ha chiesto alle organizzazioni religiose di “offrire una voce morale al dibattito sui migranti e un supporto in termini di esperienze e testimonianze”. Il segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese, Olav Fykse Tveit ha presentato alcuni dei progetti portati avanti dalle chiese e tra questi il corridoio umanitario varato con la Comunità di Sant’Egidio per garantire un viaggio “sicuro e dignitoso” ai rifugiati siriani. Il reverendo Tveit ha poi voluto sottolineare che “la storia biblica è una storia di migranti e rifugiati e Gesù stesso in Egitto è stato fondo un rifugiato che ci chiede di interrogarci sul significato di ‘essere umano’ e che cosa significhi costruire una comunità, come lui ha fatto. Come chiese viviamo in contesti molto diversi, ma in ciascuno di questi dobbiamo interrogarci sulle sfide che comporta garantire dignità, protezione e supporto a milioni di essere umani”.

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