Papa in Perù: incontro vescovi, “il pastore conosce i suoi sacerdoti, ma non lo fa stando alla scrivania”

San Toribio “capì che non bastava andare da tutte le parti e parlare la stessa lingua, era necessario che la Chiesa potesse generare propri pastori locali e così sarebbe diventata madre feconda”. È una delle intuizioni, ancora attuali, di san Toribio, patrono dell’episcopato latinoamericano, al centro del discorso pronunciato durante l’incontro con i 60 vescovi peruviani nella cattedrale di Lima. Toribio, ha proseguito Francesco, “difese l’ordinazione dei meticci – quando essa era molto discussa – cercando di favorire e stimolare che il clero, se doveva distinguersi in qualcosa, fosse per la santità dei pastori e non per l’origine etnica. E questa formazione non si limitava solo allo studio nel seminario, ma proseguiva nelle continue visite che faceva loro. Lì poteva toccare con mano lo stato dei suoi preti, e prendersene cura”. “Racconta la leggenda – l’aneddoto scelto dal Papa – che ai vespri di Natale sua sorella gli regalò una camicia da indossare durante le feste. Quel giorno lui andò a far visita a un prete e vedendo le condizioni in cui viveva, si tolse la camicia e gliela diede”. “È il pastore che conosce i suoi sacerdoti”, il commento di Francesco: “Cerca di raggiungerli, accompagnarli, stimolarli, ammonirli – ricordò ai suoi preti che erano pastori e non commercianti e perciò dovevano aver cura degli indigeni e difenderli come figli. Però non lo fa stando alla scrivania, e così può conoscere le sue pecore ed esse riconoscono nella sua voce la voce del Buon Pastore”.

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