Diocesi: Mazara del Vallo, archiviata inchiesta sul vescovo. Mons. Mogavero, “bersaglio di giudizi affrettati, di condanne severe e di offese ingiuste”

“Con serenità e fiducioso che la verità sarebbe emersa, ho atteso la decisione della magistratura. Sin dai primi momenti di questa vicenda che mi ha visto coinvolto ho dichiarato la mia estraneità ai fatti contestati, confidando nel lavoro degli inquirenti e della Procura e forte della testimonianza della mia coscienza”. Lo ha dichiarato il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, dopo aver appreso che il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Marsala ha disposto l’archiviazione a suo carico delle accuse di appropriazione indebita e truffa aggravata. A richiederla è stata la stessa Procura, a conclusione delle indagini avviate nel dicembre del 2015. In particolare, il vescovo fu accusato di essersi appropriato di 185.600 euro e di un bonifico di 100 mila euro. Per quest’ultima vicenda scrive il pubblico ministero nella richiesta di archiviazione: “Dalle indagini svolte successivamente all’interrogatorio (del dicembre 2015, ndr) è emersa la prova che il reato di appropriazione indebita di 100 mila euro contestato al vescovo non sussista”. Anche per l’accusa di truffa aggravata il pm ha richiesto, e ottenuto dal gip, l’archiviazione per mons. Mogavero. Al vescovo veniva contestata la richiesta e l’ottenimento dei finanziamenti dalla Regione Siciliana e dalla Cei per la costruzione della parrocchia San Lorenzo, a Mazara del Vallo. I fatti risalgono al 2005, quando la Regione concesse il contributo di 1.363.415 euro e, nel febbraio 2007, la diocesi ottenne il finanziamento di 1.474.000 euro da parte della Conferenza episcopale italiana. In particolare, secondo l’accusa, l’allora vescovo La Piana prima e, poi, nel corso della realizzazione dell’opera il vescovo Mogavero, non avrebbero comunicato alla Cei il contemporaneo finanziamento della Regione e, quindi, truffandola. “Gli odierni indagati – scrive il pubblico ministero nella richiesta di archiviazione – in sede di interrogatorio hanno sostanzialmente chiarito il loro ruolo, facendo sorgere il fondato dubbio di avere fornito alla truffa perpetrata ai danni della Cei solo un inconsapevole contributo”. Ancora il pm scrive che “al momento dell’insediamento nell’ufficio di vescovo (di Mogavero, ndr), l’intera pratica attinente il finanziamento del complesso parrocchiale di San Lorenzo fosse stata sostanzialmente completata, sulla base di un’istruttoria avviata e seguita dai predecessori di Mogavero, ciò rende verosimile che questi si sia limitato a sottoscrivere atti che gli venivano sottoposti dai collaboratori e che riteneva aventi funzione meramente esecutiva di impegni già assunti, in maniera più che legittima”. “Se da un lato ho sperimentato la vicinanza di diversi confratelli e di tantissima gente, dall’altro sono stato bersaglio di giudizi affrettati, di condanne severe e di offese ingiuste – ha affermato mons. Mogavero in una nota -. Ho sopportato tutto in silenzio per oltre due anni, certo che la verità si sarebbe imposta quando il materiale d’indagine sarebbe stato sottoposto al doveroso vaglio dei magistrati. Oggi parlano le loro decisioni che, mentre rassicurano quanti erano convinti della correttezza del mio operato, fanno giustizia delle prese di posizione di coloro che hanno dato letture arbitrarie e improprie ai frammenti di informazioni di cui erano venuti in possesso”.

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