Alzheimer: Fatebenefratelli di Brescia, al via una ricerca per la cura con l’ozono

“L’uso dell’ossigeno-ozono terapia produce risposte di miglioramento delle funzioni cognitive nel paziente anziano affetto da Alzheimer o da altre forme di demenza. Studi preliminari hanno, infatti, dimostrato che in cellule neuronali trattate con ossigeno-ozono vengono attivate specifiche funzioni cellulari coinvolte nei processi della mente, infiammazione e processi ossidativi”. È quanto si legge in una nota dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia, dove nei prossimi giorni prenderà il via il progetto “Fragilità cognitiva e terapia dell’ossigeno-ozono: un approccio integrato per l’identificazione di marcatori biologici e neuropsicologici”, affidato alla geriatra Cristina Geroldi, ai ricercatori Cristian Bonvicini, Catia Scassellati e ad Antonio Galoforo, pioniere di questa terapia non soltanto in Italia ma anche in Africa. Il progetto, finanziato interamente dal ministero della Salute, ha un valore di 386mila euro, di cui metà dell’importo sarà utilizzato come borse di studio per finanziare l’attività di giovani ricercatori all’interno del progetto, il restante per acquisire materiali di laboratorio necessari per condurre gli esperimenti previsti. “All’Irccs e in molte altre realtà sanitarie da anni l’ossigeno-ozono terapia viene utilizzata per favorire la riabilitazione motoria dell’anziano e la sua validità scientifica è ormai riconosciuta tanto da essere sovvenzionata dal Servizio sanitario lombardo. Nella pratica clinica – spiega Bonvicini – si è visto che il paziente anziano ‘fragile’, oltre a migliorare sul piano più strettamente articolare e quindi motorio, presenta miglioramenti vistosi anche sul piano comportamentale e sul difficile ri-equilibrio del ritmo sonno-veglia: noi partiremo proprio da lì”. In pratica, da un’intuizione si studierà se, ma soprattutto come, l’ozono agisca sui neuroni di questi pazienti. Si useranno diverse analisi con le quali “cercheremo di identificare marcatori biologici e neuropsicologici-comportamentali che possano distinguere pazienti trattati con ossigeno-ozono e soggetti non trattati, per approfondire i meccanismi molecolari su cui agisce la terapia, e soprattutto identificare target terapeutici mirati per la cura di questi pazienti”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy