Cinema: morto don Majer. Don Falabretti, “per lui era centrale l’oratorio, la parrocchia”

“A Bergamo, in diocesi, ci sono circa 80 sale della comunità attive nelle parrocchie e nei loro oratori. E questo lo si deve principalmente a don Emilio”. Ricorda così don Emilio Majer al Sir don Michele Falabretti, sacerdote bergamasco, oggi responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, allievo e amico di don Emilio Majer da circa quarant’anni. “Don Emilio era nato nel 1922 ed è stato ordinato sacerdote nel 1946, se ricordo bene. Un prete appassionato da subito di cinema, che ha saputo cogliere con una grandissima intuizione (e un pizzico di follia per il tempo) il grande ruolo culturale e pastorale della settima arte”.
Prosegue don Michele Falabretti: “Ogni sera don Emilio si recava nelle parrocchie per animare personalmente i cineforum, non risparmiandosi mai neanche nelle condizioni avverse dell’inverno. Ripeteva continuamente che nella sala cinematografica parrocchiale la comunità cresceva. Un luogo di tutti”. Per il sacerdote, “don Emilio non aveva solo un ruolo culturale o istituzionale, bensì possedeva un grande senso pratico. Si tratteneva a lungo nel parlare di aspetti tecnici con esercenti o proiezionisti”.
Come Sir abbiamo chiesto a don Michele Falabretti un ricordo personale in particolare: “Vi racconto un piccolo aneddoto che permette di cogliere anzitutto il suo amore, la sua dedizione per il ministero sacerdotale. A poche settimane dalla mia ordinazione, don Emilio, allora settantenne, voleva chiedere al vescovo di acconsentire a un possibile passaggio di consegne tra lui e me. Io rifiutai, perché preferivo dedicami all’oratorio. Allora lui mi rispose: ‘Hai fatto bene, anche io avrei fatto lo stesso!’. Per don Emilio l’oratorio, la parrocchia veniva prima di tutto. È per questo che è giusto ricordarlo anzitutto come un sacerdote, un grande sacerdote”.

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