Papa in Cile: incontro autorità, “imparare” dai “popoli autoctoni” che “non c’è vero sviluppo in un popolo che volta le spalle alla terra”. “Opzione radicale per la vita”

“Prestare un’attenzione preferenziale alla nostra casa comune”. Si è concluso con questo appello il primo discorso del Papa in Cile, pronunciato alla Moneda di fronte alle autorità, ai rappresentanti della società civile e al Corpo diplomatico. “Far crescere una cultura che sappia prendersi cura della terra e a tale scopo non accontentarci solo di offrire risposte specifiche ai gravi problemi ecologici e ambientali che si presentano”, l’invito di Francesco, che sulla scorta della Laudato sì ha chiesto ai cileni l’audacia di “uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico” che “privilegia l’irruzione del potere economico nei confronti degli ecosistemi naturali e, di conseguenza, del bene comune dei nostri popoli”. “La saggezza dei popoli autoctoni può offrire un grande contributo”, ha garantito il Papa, secondo il quale “da loro possiamo imparare che non c’è vero sviluppo in un popolo che volta le spalle alla terra e a tutto quello e tutti quelli che la circondano”. “Il Cile possiede nelle proprie radici una saggezza capace di aiutare ad andare oltre la concezione meramente consumistica dell’esistenza per acquisire un’atteggiamento sapienziale di fronte al futuro”, l’omaggio di Francesco: “L’anima del carattere cileno è vocazione ad essere, quella caparbia volontà di esistere. Vocazione alla quale tutti sono chiamati e rispetto alla quale nessuno può sentirsi escluso o dispensabile. Vocazione che richiede un’opzione radicale per la vita, specialmente in tutte le forme nelle quali essa si vede minacciata”.

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