Giovani: card. Ravasi, “non rinuncino alla dote della spiritualità”

“Il rischio del prossimo Sinodo è quello di considerare i giovani come un oggetto da mettere sotto il microscopio”. Lo ha detto il presidente del Pontificio consiglio per la Cultura, card. Gianfranco Ravasi, invitato a Perugia dal Settore apostolato biblico e dall’Ufficio catechistico dell’arcidiocesi, a offrire una lettura del libro biblico di Daniele, in preparazione al Sinodo dei vescovi per i giovani. Ad accoglierlo, ieri sera, l’arcivescovo e presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti. “La lettura del libro di Daniele ha soprattutto uno scopo, quello di cercare di introdurre nell’interno di un orizzonte difficile, corrotto, stanco e malato uno sguardo verso l’alto e verso la speranza”, ha aggiunto. Il card. Ravasi ha poi approfondito il tema del libro attraverso “tre strade” che sono anche un monito, soprattutto alle giovani generazioni, a “non lasciarsi strumentalizzare dal potere”, che sfrutta “le loro doti fisiche e le loro capacità umane”, a “non essere apocalittici in senso negativo”, “una tentazione – ha sottolineato – che esiste da sempre nella storia. È il rifiuto della stessa storia, di ciò che abbiamo, se si vuole un po’ l’antipolitica di oggi, attraverso la critica radicale, sistematica e totale a tutto, il rigetto, la nausea, l’indifferenza, il rifiuto di qualsiasi impegno nel presente sottoposto a opposizione sempre, che alla fine dà origine al fondamentalismo”. Inoltre i giovani “non devono rinunciare alla loro dote della spiritualità, della fede, dei valori e questo è l’elemento decisivo all’interno della storia”. Infine, il porporato ha indicato la lezione che giunge dai giovani del libro di Daniele a “impegnarsi per la giustizia, nel confrontarsi all’interno di situazioni morali dove abbiamo palesemente la corruzione del potere – ha commentato il cardinale –, attraverso due magistrati che facevano quello che oggi è “stalking”, nel poterla avere con il ricatto”. Il riferimento è alla storia della giovane Susanna. “Questo è uno dei problemi che sentiamo nella nostra epoca: la violenza contro le donne e la prevaricazione anche nel linguaggio che è nelle forme che ben sappiamo. Infine, il messaggio da raccogliere dal libro, cioè quello di “non essere apocalittici con l’indifferenza”.

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