Ue: Riggio (Aggiornamenti sociali), tentazione sovranista, lezione-Brexit e risposte europee

Il gesuita Giuseppe Riggio

“Dopo l’annus horribilis, come il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker definì il 2016 dell’Unione europea, anche nell’anno appena terminato lo stato di salute della Ue non sembra migliorato. La fragile (specialmente in Italia) ripresa economica non ha al momento indebolito le spinte sovraniste né ha fatto svanire i dubbi, in alcuni casi fondati, sulla reale efficacia dell’Unione nel rispondere alle sfide globali”. Lo si legge nell’editoriale del nuovo numero di “Aggiornamenti sociali” (http://www.aggiornamentisociali.it), firmato dal gesuita Giuseppe Riggio, il quale sottolinea la consapevolezza che “il nostro futuro è strettamente intrecciato a quello delle istituzioni europee”. La “questione europea riveste perciò un indubbio rilievo a livello di dibattito italiano, in vista anche del prossimo voto, dato che sarebbe ‘provinciale’ continuare a concentrarci sulle questioni nazionali senza inserirle nel più ampio contesto europeo di cui facciamo parte”.
L’editoriale della rivista dei gesuiti milanesi richiama anzitutto lo smascheramento del “fascino, sempre più forte, esercitato dalla tentazione sovranista, cioè l’idea di proteggersi dai fattori che destabilizzano rinchiudendosi nei propri confini, erigendo nuovi muri, ritenendo che il bene comune dei propri cittadini si persegua meglio da soli e in contrapposizione agli altri, piuttosto che cooperando e integrandosi”. Questa prospettiva, “sostenuta da forze politiche presenti in tutti i Paesi europei e collocabili tanto a destra quanto a sinistra, mette in discussione il progetto stesso della Ue”. L’alternativa, scrive Riggio, è individuare “un modo di stare dentro la dinamica globale attuale che non snaturi il patrimonio di valori e principi che contraddistinguono il Vecchio continente, in primis l’attenzione alla persona nella sua integralità e il rilievo rivestito dai legami che ci rendono membri di comunità più ampie”. “Le immagini di un’Europa ‘fortezza’ o, al suo estremo opposto, di un’Europa globale al cento per cento sono esempi di queste reazioni ‘di pancia’, che finiscono con appiattire i ragionamenti sulla globalizzazione al solo piano economico e finanziario, perdendo di vista invece la solidarietà”.
Riggio osserva: “Il sogno europeo oggi può imparare dal negoziato della Brexit, che non riguarda solo un Paese, ma ha una portata generale”. La vicenda britannica insegna che “non serve annacquare il progetto europeo”; occorre piuttosto “chiarire come sia già una dimensione che struttura la nostra esistenza, in un modo ben più profondo di quanto sia solitamente percepito, e da cui non derivano solo svantaggi, ma anche benefici”. Dunque, piuttosto che disfare quanto è stato costruito nel tempo, proponendo “rotture” drastiche e controproducenti, occorre rimettere a fuoco l’obiettivo verso cui tendere: come affermano recenti dichiarazioni ufficiali di alcuni responsabili politici a livello europeo e nazionale, l’orizzonte è quello di “un’Unione resiliente, libera e democratica, solidale ed equa, prospera e sostenibile, sicura e socialmente responsabile, forte al suo interno e anche sulla scena internazionale”. Naturalmente tali indicazioni “non sono sufficienti se restano solo degli enunciati”.

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