Papa Francesco: udienza, “il silenzio non si riduce all’assenza di parole”

foto SIR/Marco Calvarese

“Il silenzio non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, in cui si è soffermato su quella forma particolare di preghiera denominata “colletta”, per mezzo della quale “viene espresso il carattere proprio della celebrazione, variabile secondo i giorni e i tempi dell’anno”. “Con l’invito ‘preghiamo’ – ha spiegato il Papa ripercorrendo la Messa – il sacerdote esorta il popolo a raccogliersi con lui in un momento di silenzio, al fine di prendere coscienza di stare alla presenza di Dio e far emergere, ciascuno nel proprio cuore, le personali intenzioni con cui partecipa alla Messa”. “Il sacerdote dice ‘preghiamo’, e poi viene un momento di silenzio, e uno pensa alle cose di cui ha bisogno, che vuol chiedere, nella preghiera”, ha aggiunto a braccio. “Nella liturgia, la natura del sacro silenzio dipende dal momento in cui ha luogo”, ha spiegato Francesco : “Durante l’atto penitenziale e dopo l’invito alla preghiera, aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l’omelia, è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato; dopo la Comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di supplica”.

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