Accoglienza: p. Monge (teologo domenicano), “l’ospitalità è dimensione fondamentale nell’orizzonte cristiano”

(da Bose) – “Per conoscere una religione e per poterne parlare, bisogna condividere la vita di coloro che credono e questa condivisione di vita si chiama ospitalità, dimensione fondamentale nell’orizzonte cristiano ma, evidentemente, non un’esclusiva di esso. Ce lo testimonia da anni l’esperienza del dialogo interreligioso monastico”. Lo ha affermato oggi pomeriggio il padre domenicano Claudio Monge, teologo delle religioni, che vive ad Istanbul dal 2003, intervenendo al XXV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa in svolgimento fino a sabato al monastero di Bose. Parlando del “Dio ospitale nelle religioni abramitiche”, il domenicano ha osservato che “nessuna delle tre religioni monoteiste può appropriarsi della sua figura rivendicandone il monopolio esclusivo”. “Ma – ha precisato – non possiamo non costatare l’innegabile influenza della tradizione biblica, e più ancora della tradizione ebraica posteriore, sulla teologia musulmana riguardante il Patriarca e la sua ‘stranierità nativa’”. Riconoscendo che “proprio quando si è stranieri si può ravvivare un’identità che si arricchisce in un incontro che è celebrazione di un’incarnazione che si deve rinnovare nel quotidiano”, prima di presentare l’ospitalità nelle tradizioni giudaico-cristiana ed islamica e il “legame tra ospitalità e carità, tra ospitalità e atto di giustizia”, il teologo ha sottolineato che “un Dio che si rivela è necessariamente ospitale, perché coglie la sfida del comunicarsi e, cioè, di rendersi comprensibile agli uomini”. Padre Monge ha poi rilevato che “senza ospitalità/dialogo abbiamo la tentazione di assolutizzare la nostra prospettiva e asfissiamo al nostro proprio interno”. “Definire il dialogo a partire dalla nozione di ospitalità è, comunque, una prospettiva parziale e non esaustiva”, ha osservato, aggiungendo che “tuttavia, essa permette di identificare gli effetti del dialogo in termini di arricchimento, di purificazione della propria fede – una purificazione che riguarda anche i pregiudizi storici relativamente al prossimo – senza impedire al dialogo stesso di presentarsi come ricerca concertata di un consenso, nella quale ci si orienta su valori guida, anche parziali, che riaffermino la sacralità dell’uomo, per evitare che l’autonomia soggettiva si trasformi in un relativismo radicale”. Prima di padre Monge, Vera Shevzov, docente presso lo Smith College di Northampton (Massachusetts, Stati Uniti) ha parlato de “Lo ‘strannik’ e lo straniero nella tradizione ortodossa russa”.

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