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Norvegia: elezioni Parlamento. Rossiné (diocesi Oslo), “temi più dibattuti tasse, immigrazione e decentralizzazione”, ma c’è “nostalgia per un livello più alto di discussione”

Futuro politico molto incerto in Norvegia a quattro giorni dalle elezioni generali per il rinnovo del Parlamento in uno strenuo testa a testa tra i due partiti più votati nel 2013 (laburisti con il 30% delle preferenze e i conservatori con il 26% ma poi a capo del governo) e un’atmosfera “confusa”: i sondaggi non riescono a identificare se ci sarà un cambio di guida o se i conservatori continueranno a governare. Il clima è “teso” perché “c’è eccitazione di sapere i risultati delle elezioni”. A fare al Sir un quadro del dibattito pre-elettorale è il responsabile della comunicazione per la diocesi di Oslo, Hans Rossiné. I temi discussi sono stati principalmente “tasse, immigrazione e decentralizzazione”: i conservatori hanno promesso nessun aumento, mentre i laburisti vogliono modificare le regole di tassazione per finanziare “la sanità, scuole e la cura anziani”; il dibattito sull’immigrazione (che nel 2015 ha portato 31mila richiedenti asilo tra i 5.3 milioni di abitanti norvegesi) è stato carico di “retorica” con accuse mosse al governo da parte del leader laburista di “aver reso la Norvegia un Paese più freddo” con l’inasprimento della sua politica immigratoria che ha di fatto bloccato il flusso. Di Ue non se n’è parlato, “perché è un tema che divide troppo”. Un tema entrato solo negli ultimi giorni è quello dello sfruttamento petrolifero che alcuni vorrebbero proseguire nel nord del Paese mentre altri vorrebbero arrestare proprio in relazione ai temi ambientali e per l’incertezza di dati come le variazioni del prezzo del petrolio nei prossimi anni e la velocità della trasformazione tecnologica dall’energia fossile a fonti alternative. I confronti pre-elettorali sono stati “molto populistici e semplificati”, e non hanno toccato i temi politici di fondo, come “le prospettive della Norvegia nei prossimi anni, quali valori vogliamo incarnare nella nostra società, come sarà la produzione, dopo trent’anni di fortuna legata al petrolio, come rispondere alla crisi climatica o a quella migratoria o alla globalizzazione o alla situazione internazionale”. Infatti c’è “nostalgia per un livello più alto di discussione”.

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