Spagna: Forti (Un. Barcellona), “in Catalogna alta tensione. Rajoy e Puidgemont schiavi della loro cieca strategia”

“La tensione sale alle stelle. Gli studenti medi e universitari sono scesi in piazza, la popolazione si è mobilitata. Domenica non si terrà il referendum previsto, ma di certo avremo una giornata di forte rivendicazione identitaria”. Steven Forti, docente di Storia contemporanea alla Universitat Autònoma de Barcelona, vive in presa diretta gli eventi in corso a Barcellona, città dove vive da 15 anni. L’atteso referendum (consultivo e dichiarato incostituzionale) per l’indipendenza della Catalogna dal resto del Paese è stato stoppato dalle prese di posizione ferme del governo Rajoy: arresti, migliaia di poliziotti inviati da Madrid, schede sequestrate. Ma nel frattempo le piazze catalane si surriscaldano in attesa di mobilitazioni popolari nel fine settimana. Sono possibili scontri o violenze? “Non credo, finora non è mai successo, le proteste dei catalani – spiega lo storico, profondo conoscitore della realtà regionale – sono sempre state civili e nel rispetto della legge. Ma è altrettanto vero che ora la situazione si è fatta più tesa. E questo si deve al fatto che non si è avviato alcun confronto tra le parti e, stando così le cose, nessuno cambierà idea”. Perché si è arrivati a questo punto? “Perché a mio avviso sia Rajoy, peraltro alla guida di un governo già di per sé debole, sia Carles Puidgemont, presidente catalano, sono ormai schiavi della loro cieca strategia”, spiega Forti al Sir.
“Rajoy non ha mai avanzato una vera proposta di conciliazione con Barcellona (magari inserendo nella Costituzione spagnola qualche ulteriore riconoscimento dell’identità catalana). Puidgemont, anche per ragioni elettorali, non ha mai cercato un accordo. Ora chi dei due volesse fare un passo indietro sarebbe additato dai suoi come uno sconfitto, un traditore”.

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