Vita consacrata: testimonianze di religiosi di periferia e frontiera al convegno promosso da Cism e Usmi

Le testimonianze dei religiosi che vivono le frontiere e le periferie al centro del convegno che si concluderà a Roma domani, venerdì 29 settembre, dal titolo “Dalle frontiere il futuro della vita religiosa”, promosso da Cism e Usmi Area Solidarietà. Dal Sud Sudan arriva fra Federico Gandolfi, 40 anni, dal 2015 a Juba. “Ho avuto paura di predicare il perdono. La vita religiosa lì è difficilmente comprensibile – racconta -. Per gli uomini il sacerdozio è un’ipotesi, non la consacrazione. Le suore sono considerate operatrici sociali. Manca l’idea di individuo a favore della comunità. Ma è lì che ho scoperto l’essenziale, che Dio c’è. Ho compreso che l’amore è una scelta e l’importanza di accogliere l’altro nella sua diversità”. Suor Angela Bipendu, cardiodirurgo, religiosa delle Discepole del Redentore, è stata chiamata invece dall’Ordine di Malta a collaborare nelle azioni di soccorso ai migranti. “Quando a Lampedusa salgo sulle navi della guardia costiera per andare incontro ai migranti in mare, salgono con me tutti i consacrati – sottolinea -. Non sapevo neanche nuotare e avevo paura del mare. Ma se la professione è un servizio e il servizio è dono, allora diventa tutto possibile. Ho visto tanti morire, ho fatto nascere due bambini sui gommoni, ho provato a curare tante ferite, storie impensabili. Quando vedo i migranti da lontano sento solo una cosa: li voglio vivi”. La missione di fra Francesco Piloni, da 16 anni, è quella di ascoltare i giovani attraverso il Servizio orientamento giovani di Assisi da cui passano ogni anno ottomila ragazzi. “Siamo chiamati a essere figli felici e fecondi – dice -, a consumarci non a conservarci. I giovani vogliono adulti maturi, hanno fiuto. Capiscono se li incontri in libertà o per interesse. Spesso sappiamo tanto ma manca la prassi e la centralità della Parola. Bisogna seminare nei giovani con il Vangelo in mano”. Nelle periferie dei giovani, che vivono diverse forme di disagio, opera anche don Davide Banzato, 36 anni, della Comunità Nuovi Orizzonti. “Mi ha allontanato dalla Chiesa l’incoerenza di alcuni testimoni, la non paternità e maternità, il distacco dal mondo reale – dichiara -. Mi ha attratto invece lo sguardo di chi vive davvero il Vangelo”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo

Informativa sulla Privacy