Myanmar: card. Bo (Yangon), “criticare governo e militari su Rohingya può essere controproducente per la Chiesa”

Il problema della persecuzioni della minoranza musulmana Rohingya “non sarà risolto solo con i commenti del Papa. Criticare i militari e il governo può essere controproducente”: così il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, parla della prossima visita di Papa Francesco in Myanmar dal 27 al 30 novembre, prima di recarsi in Bangladesh dal 30 novembre al 2 dicembre. “Se diciamo che la visita del Papa sarà centrata principalmente sul tema dei Rohingya siamo fuori strada”, afferma in una intervista all’agenzia cattolica asiatica Ucanews. Il rischio di un intervento del Papa sulla questione, a suo avviso, potrebbe mettere la Chiesa in una posizione delicata, ossia “contro i militari, il governo e la comunità buddista”. Ma un possibile riferimento alla crisi nello Stato di Rakhine, alla guerra civile nello Stato di Kachin può invece essere accettato dalle autorità e dalla maggioranza. “Il motto del Papa – ricorda – è amore e pace: amore tra gruppi etnici, religiosi, maggioranza buddista e altre religioni; pace significa porre fine a lunghi decenni di guerra civile che ancora imperversa negli Stati del nord”. “Il problema dei Rohingya – ammette il card. Bo – è sicuramente grande. Ma va contestualizzato in una situazione più ampia che riguarda tutta la popolazione. Ridurre la visita ad una sola questione potrebbe lasciare fuori gli scopi e gli obiettivi del viaggio e sarebbe molto controproducente”.  Riguardo alla posizione della leader de facto Aung San Suu Kyi rispetto all’esercito il card. Bo dice: “Abbiamo due governi paralleli”. I militari hanno infatti cambiato nel 2008 la Costituzione a loro favore, concedendo di fatto al governo civile poco potere sull’economia e sui servizi governativi. “La comunità internazionale non comprende fino in fondo la situazione reale – dice il card. Bo -. Suu Kyi sta camminando sul filo sul rasoio e nessuno dovrebbe dubitare della sua integrità. Il suo ostacolo principale è avere a che fare con i militari. La strada che sta percorrendo è scivolosa e difficile”. L’arcivescovo di Yangon ha confidato che Papa Francesco ha scelto di visitare il Myanmar scartando gli inviti di altri 40 governi, perché “il suo focus è sulle minoranze, sulle periferie, e i cattolici in Bangladesh e Myanmar sono gruppi minoritari”. In Myanmar vivono 700.000 cattolici. I cristiani di tutte le confessioni rappresentano il 6,2% dei 51 milioni di abitanti a maggioranza buddista. In Bangladesh vi sono invece 300.000 cattolici su 150 milioni di musulmani.

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