Famiglie omogenitoriali: Paul Sullins (Catholic University of America), “c’è una non accettazione ideologica degli effetti negativi”

(Milano) “Guardando agli studi sullo sviluppo evolutivo di figli di coppie omogenitoriali posso dire che ci troviamo di fronte ad una vera e propria negazione ideologica degli effetti negativi”, ha spiegato questa mattina all’Università Cattolica di Milano Paul Sullins, sociologo della Catholic University of America di Washington. “Chi nega qualsiasi differenza su basi ideologiche – ha spiegato Sullins – non può compiere questa operazione. Non può apprendere nulla sull’effetto dell’omosessualità dei genitori sul benessere dei figli perché ha già escluso a priori la presenza di tale effetto”. Prendendo come riferimento i dati del National Health Interview Survey (1997-2013), che tiene conto di un campione di oltre 200mila bambini, il docente ha evidenziato come vi siano rivelate problematiche emotive ed evolutive a carico dei figli di coppie omosessuali. Secondo questa ricerca “il 17,4% dei figli di coppie omogenitoriali fa esperienza di problematiche emotive (rispetto al 7,4% dei figli di coppie eterosessuali); il 19,3 vive problematiche nello sviluppo (Adhd, disturbi dell’apprendimento, deficit cognitivi) rispetto al 10,2% degli altri; il 17,8% ha ricevuto trattamenti medici per problemi emotivi (rispetto al 10,4%) e al 21% sono stati prescritti farmaci per problemi emotivi (rispetto al 6,9%)”. Per Sullins questi dati non rappresentano un punto di arrivo, ma di partenza per cercare di indagare la cause di questi rischi. Tra le ipotesi avanzate dal professore troviamo le diverse configurazioni familiari o l’essere o meno in una relazione di coppia, l’orientamento omosessuale come distinto dalla relazione di coppia e le differenze di genere tra i vari membri che compongono una famiglia omogenitoriale.

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