Famiglia: Rosina (demografo), “specificità positive italiane imbrigliate in difesa e vincolate verso il basso”

“La carenza di politiche adeguate ha portato le famiglie italiane a chiudersi in difesa, con conseguente crescita degli squilibri demografici e interdipendenza negativa con dinamiche economiche e sociali”. Lo ha affermato Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica e coordinatore del Rapporto Giovani, presentando oggi un’indagine di approfondimento del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo in occasione della terza Conferenza nazionale sulla famiglia. Per Rosina, “questa mancanza di misure efficaci a favore della famiglia (in particolare quelle fiscali) ha portato le coppie, da un lato, alla scelta di ridurre il numero di figli desiderato, e dall’altro, all’aumento del rischio di povertà per quelle che sono andate oltre il secondo figlio”. “La carenza di politiche di conciliazione – ha aggiunto il demografo – ha portato chi ha un lavoro alla rinuncia ad avere figli, e per chi ha figli alla rinuncia ad un lavoro”. “L’insufficienza di politiche attive del lavoro e valorizzazione del capitale umano – ha sottolineato Rosina – porta i giovani a scegliere di andare all’estero e quelli che rimangono a rivedere al ribasso le proprie ambizioni e i propri progetti di vita”. Di conseguenza “Ci troviamo – osserva – ad essere uno dei Paesi con maggior combinazione negativa tra: bassa natalità, alto rischio di povertà per le giovani famiglie con figli, bassa occupazione femminile, alta dipendenza dei giovani dai genitori, saldo negativo di laureati verso l’estero. Tutto questo entra in un circuito vizioso con le possibilità di crescita economica del Paese, con la mobilità sociale e con disparità di genere e territoriali”. “Le specificità positive della famiglia italiana – ha rilevato il demografo – si sono trovate imbrigliate in difesa e vincolate verso il basso”. “La forte e intensa relazione tra genitori e figli, in carenza di misure efficaci, è diventata iperprotezione dei genitori verso figli sempre più unici, è diventata carico eccessivo di accudimento dei figli adulti verso i genitori anziani non autosufficienti, è diventata rifugio nelle reti di relazioni strette e sfiducia verso le istituzioni”.

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