Famiglia: Rapporto Giovani, “il 71% delle donne italiane under 34 anni mira ad avere almeno due figli”. Lavoro e situazione economica frenano la natalità

“Essere madre e lavoratrice oggi in Italia risulta ancora molto difficile. Nonostante questo, il 71% delle donne italiane tra i 20 e i 34 anni mira ancora ad avere almeno due figli, mentre soltanto il 7% è disposto a rassegnarsi a non averne”. È quanto emerge da un’indagine di approfondimento del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, svolta a luglio, presentata oggi a Roma in occasione della terza Conferenza nazionale sulla famiglia. L’indagine rileva anche che “nell’ipotesi di avere un figlio entro i prossimi anni meno di uno su quattro ha risposto che si sentirebbe ‘insicuro’ e ‘non all’altezza’, mentre oltre tre su quattro si sentirebbero soprattutto ‘fieri’ e ‘con più senso nella vita’”. “Le difficoltà nelle condizioni abitative (critiche per più del 50% degli intervistati) e soprattutto il lavoro e la situazione economica (con percentuali costantemente sopra il 60%) sono – si legge in una nota – i freni maggiori rispetto alla nascita del primo figlio”. Secondo il Rapporto Giovani, “i più penalizzati sono ovviamente i ‘neet’ e i lavoratori con contratto a tempo determinato, con uno scarto ancor più netto (circa 15 punti percentuali) rispetto alle altre categorie (lavoratori autonomi e occupati a tempo indeterminato)”. Bassa fecondità e ritardo nell’uscita dalla casa dei genitori per via dei bassi salari e del precariato continuano, dunque, a rappresentare una criticità irrisolta del contesto italiano. Secondo l’indagine, “lavoro e situazione economica generale rappresentano per oltre il 70% dei giovani italiani elementi che hanno pesato abbastanza o molto, nell’ultimo anno, nell’impedire l’uscita dalla casa dei genitori”. “A conferma dell’importanza dei fattori oggettivi – conclude la nota – la categoria più penalizzata risulta, come era logico attendersi, quella dei ‘neet’, per la quale lavoro e congiuntura economica sono stati ostacoli rilevanti in più dell’80% dei casi (83% per il lavoro, 84,6% per la situazione economica)”.

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