Abusi: mons. Galantino, “non conosco i dati”, “più dei numeri è importante quello che si fa”

“Non conosco i dati. Il problema dei numeri è importante, ma più importante è quello che si fa”. Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha risposto in questi termini a una domanda su quanti siano i casi di pedofilia tra il clero. I casi di abusi, ha detto mons. Galantino durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio permanente dei vescovi italiani, “vanno affrontati con decisione, il che non significa però non avere contezza reale dei fatti”. I numeri, infatti, “si basano su tante cose: sulle accuse, sulla verifica fatta, sui risultati dei giudizi. Almeno due preti si sono suicidati dopo essere stati accusati di pedofilia e dopo due anni i giudici hanno scoperto che il fatto non sussisteva”. “Se il fatto esiste va perseguito, ed il protagonista in negativo va condannato, come ha recentemente ribadito anche il Papa: su questo nessuno ha dubbi. Il problema è che il tempo passa tra accusa, verifica dell’accusa e sentenza”. Di qui  il monito ai giornalisti: “Attenti a distinguere tra quello che esce sul giornale come accusa e quello che avviene di fatto, altrimenti facciamo sensazionalismo su un tema che è gravissimo ma che non può essere trattato con un feuilletton”. Quanto alla proposta di legge depositata che introduce l’obbligo per i vescovi di denunciare ai magistrati i preti pedofili, Galantino ha risposto: “Bisogna vedere se passa e cosa viene chiesto ai vescovi. Attualmente – ha ricordato a proposito delle norme vigenti – ai vescovi viene chiesto di avviare una verifica dell’accusa, di sospendere subito la persona incriminata quando ve ne sia una ragione, di incontrare le vittime e di collaborare con chiunque abbia titolo di intervenire, assolutamente senza reticenze”.

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